Ho iniziato - per puro caso - prima di salire su di un treno (il solito mio, Paris-Caen aller/retour), da sola, nel silenzio annoiato di un vagone.
Deux petites filles en bleu [Two Little Girls in Blue] è stato il primo, scritto nel 2006 da una lady (classe 1929) che ha capito assolutamente tutto dei meccanismi del thriller.
Parlo di thriller e non di giallo, né di poliziesco, anche se a ben guardare gli elementi degli uni e degli altri ci sarebbero tutti, nei suoi romanzi.
Facciamo un po' di ordine e cerchiamo di distinguere i sottogeneri.
Del giallo ha la qualità intrinseca primigenia (etimologica, oserei dire se non sapessi di convocare a sproposito l'etimologia): la nozione di passatempo. In fin dei conti, il giallo nasce così, prima che fosse nobilitato dai vari Van Dine, Christie, Doyle: per intrattenere i lavoratori statunitensi durante i loro spostamenti sui mezzi pubblici.
Non sono però - quelli della Higgins Clark - hard boiled (manca l'alto tasso di violenza) e nemmeno a suspense alla rovescia (come nelle storie del tenente Colombo. Lei non fa capire da subito chi sia l'assassino - che però è unico). I poliziotti ci sono (quantomeno, nei tre che ho letti) e sono fedeli servitori della legge, mai corrotti e sempre scrupolosi. Ma non essendo i protagonisti, non possiamo dire che si tratti di polizieschi.
Protagoniste sono le donne. Anzi, una tipologia ben precisa di donna. Ringiovanite (lo so, chiedo molto: chiedo al lettore di avere almeno 40 anni) la dottoressa Helen Russel di Spazio 1999 (ecco così): datele un carattere riservato ma non ostico, pudìco ma non passivo; immaginatela affascinante ma non bellissima, intelligente e razionale, con un pizzico di inclinazione al romanticismo ed avrete le protagoniste dei suoi romanzi. Tutte con problematiche familiari (sospese) alle spalle.
E poi ci sono gli uomini ( ma non dico altro, sennò tolgo il gusto della lettura)...
Il secondo è stato Souviens-toi (Remember, 1994) e il terzo (tuttora in lettura) Tu m'appartiens (You belong to me, 1998).
Ma torniamo ai meccanismi.
Aveva ragione Sciascia, quando scriveva a che cosa è dovuta "la principale ragione per cui un pubblico vastissimo, in ogni parte del mondo legge (sarebbe dir meglio consuma) romanzi polizieschi [...] : sgomento e fuga dei pensieri, meditazione senza distacco, come nei sogni" (Breve storia del romanzo poliziesco, 1988).
Insomma, in stato di tensione e di passività, il lettore è comunque rassicurato (non dimentica mai che lui non è personalmente e veramente coinvolto), e per questo stesso si lascia "prendere" dalla trama. La sua è una condizione di assoluto riposo intellettuale (cito sempre Sciascia) - sennò che passatempo sarebbe? -, ed è nel contempo in competizione con l'investigatore/autore del romanzo che legge.
E infatti, io pure (pure io!) sto con evidenziatore giallo, penna rossa e bloc-notes affianco a registrare tutti quegli elementi che mi sembrano indicatori (gli indizi!) di un qualcosa che mi servirà a dipanare la matassa - a sciogliere l'enigma - foss'anche una sola pagina prima della soluzione offerta nel libro.
Ho notato che talvolta la Higgins Clark è come Agatha Christie. Non è che imbrogli le carte come la collega britannica, ma di certo si diverte a omettere qua e là o più spesso a disorientare il suo lettore.
Uh, quant'è diventato lungo, 'sto post! Mi fermo qua.
E torno a leggere... Mary Higgins Clark.
Brava, però. E quanto.
(Lei sa come si racconta una storia).
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credits : immagini prelevate da google
4 commenti:
Io questa me la leggo, mi hai dato voglia.
Comunque, faccio notare :Donna Artemide dedica, consacra, ben 10 righe alla descrizione dei personaggi femminili...E poi liquida la questione maschile scrivendo :"e poi ci sono gli uomoni.."
Donna Artemide siete inguaribile!
Cio' detto, Donna Artemide, voi questo dovete fare come mestiere!
Sei bravissima!
Ho perso la mano. Un tempo sapevo scrivere.
Se parlo degli uomini, poi debbo parlare degli assassini...
Scrivi molto bene, e non era affatto lungo il testo, anzi!
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