domenica 22 gennaio 2012

Campionesse di atletica leggera (anni '70-80)

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 Questo post è per quelli che non hanno conosciuto quell'epoca. E per noi che l'abbiamo attraversata e siamo qui.

Stadio dei Marmi (Roma)

* * *

Innanzitutto un omaggio a Gabriella Dorio, che è stata la campionessa degli 800 metri piani (nonché di quella gara formidabilmente dura ed esaltante che all'epoca si chiamava corsa campestre), dei 1500mt e degli indoor - dei tempi miei. 
Ho avuto modo di conoscere fuggevolmente Gabriella,  proprio durante i campionati nazionali di corsa campestre all'Isola Liri (Cassino), quando al termine della durissima competizione (corremmo sotto una grandinata formidabile), lei vinse e io arrivai con un ramo di rovo irto di spini (di cui non m'ero accorta), impigliato nelle gambe. Che anno era? Il 1973 o il 1974, forse.
Lei stava stappando una bottiglia di spumante e festeggiando la vittoria, ma vedendomi con le gambe piene di sangue mentre mi dirigevo verso una fontanella di fortuna, si fermò, posò la bottiglia e andò a cercare dell'alcool insieme con del cotone idrofilo (all'epoca eravamo persone semplici). E mi disinfettò lei, la neocampionessa italiana, facendomi coraggio e dicendomi che non era niente, solo un po' di bruciore che sarebbe ben presto passato.
«Festeggia con me la mia vittoria», fece poi, porgendomi lo spumante in un bicchiere di plastica.
Questa è Gabriella Dorio, classe 1957, un poco più bassa di me, gli stessi chili (55), coi suoi ricci composti di ragazza campagnola del nord.



Un ricordo triste: Florence Griffith-Joyner, classe 1959. Di lei ricordo la falcata possente, con quelle cosce da centista, un fondoschiena consistente come dev'essere per chi corre quella distanza. E le unghie lunghissime, ricurve, che mi ricordavano quelle dei pappagalli e che lei laccava con rossi possenti o con blu ultramoderni. Vincitrice su tutto, tranne sulla prematura morte. Dissero che era epilessia, dissero che era il cuore che non andava. Dissero che erano le sostanze dopanti. Non so. Ma un'atleta come lei che muore all'improvviso, durante la notte, a 38 anni, mi suona come un ossimoro.


Il grande dubbio: Jarmila Kratochvilova (classe 1951) che per una vita ho pensato fosse (chissà perché) polacca. E invece era ceca. Anzi, all'epoca: cecoslovacca. E al solo vederla, tutti noi a dirci: «Ma è un uomo!», con quel fisico possente (in realtà, solo 1,70 su 68 kg), che  ricordava i cavalli bretoni, da tiro, pesanti ma rapidi (tutto un ossimoro). E a chiederci: che razza di droga userà?
Sarà un caso ma il suo record nei 400 indoor che risale al 1982 è tuttora imbattuto. 
Si scoprirà più tardi che le vitamine, le pillole blu date alle giovani (molte delle quali ancora minorenni) atlete DDR erano in realtà steroidi anabolizzanti (1) come il famigerato Oral-Turinabol (sarà ancora in vendita?).

Jarmila Kratochvílová
il video (un secondo per mostrare la potenza nella "rimonta",  qui):

sì, sì, sono tutte e due donne (all'epoca non ci si depilava le ascelle)

E poi c'è Marita Koch (poi Marita Koch Meier). Classe 1957, alta come le altre, 62 kg, sicuramente donna ma senza riuscire a essere femminile, atleta pressoché imbattibile di quella incredibile DDR che ci lasciava di sasso, in un'epoca in cui le sue atlete vincevano 1 oro su 3, quando eravamo affascinati dal più bell'inno nazionale (clicca qui) che abbia mai sentito, di che scattare in piedi e mettersi sull'attenti, fieri di essere tedeschi dell'Est. Il record sui 400 mt piani di Marita è tuttora imbattuto (risale al 1983). Ditemi voi.


Marita Koch (la biondina a sinistra; l'altra è la polacca Irena Ezewinska, classe 1946 alta 1,75)
Il video con Marita campionessa dei 400 nel 1978:


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(1) «Ancora oggi, a vent'anni dalla riunificazione, diversi ex atleti della DDR, soffrono di cardiopatie, disfunzioni epatiche e diverse forme di cancro. Naturalmente si parla di coloro che sono ancora in vita. Molti campioni sono morti.» (Fonte: Laura Lucchini, La guerra fredda si vinceva con gli steroidi, L'Unità, 22/09/2010)

lunedì 16 gennaio 2012

Ricetta: Aumônières caprine di broccoli e mandorle

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Intanto diciamo che - nel suo significato originario - aumônière indicava  una sacchetta che nel Medioevo si portava attaccata alla cintura ed conteneva il denaro da dare ai poveri (it. elemosina [etimol. latina: avere pietà, compassione] = fr. aumône). Oggi, nel lessico culinario la parola sopravvive con diverso significato, in ragione della forma che prende - un fagottino o sacchetto - la pasta ripiena.
In italiano, forse si dice saccottini, sacchettini, fagotti e fagottini, non so. Io li chiamo bomboniere.


petit chèvre en aumônière (bomboniera ripiena di caprino e broccolo)


La ricetta prevede dunque un sacchetto di pasta con sulla sua base una rondella di formaggio di capra (di quello tondo), broccoli siciliani e una mandorla in sommità. Il tutto da mettere in forno. La preparazione è un po' lunghetta, ma estremamente facile.

Prima cosa da fare:  preriscaldare il forno a 180°C.

 Ingredienti per 6 bomboniere caprine

1 confezione di pasta filo (fillo) o brick (quella francese contiene 8 fogli)
le cimette di 1/2 broccolo siciliano (salate, lessate e scolate)
1 mandorla per ogni bomboniera (max 6)
1 rondella di formaggio caprino (io uso questo)
1 filo di panna liquida
1 pugno di emmenthal (o groviera) grattugiato a fili così 
qualche bacca rosa, schiacciata grossolanamente (clicca qui) - optional -
sale, pepe
filo da cucina
2-3 fili di ciboulette (o altro per decorare l'aumônière oppure, in mancanza di meglio, stuzzicadenti)




Preparazione




Mettere a temperatura ambiente i fogli circolari di pasta brick.


«Sacrificare» uno dei fogli facendo tanti tondi da mettere al centro dei restanti fogli, al fine di rinforzare la base. Spennellare di olio i fogli.
Su ogni foglio spennellato di poco olio e rinforzato dal tondo (se molto liquido, lasciar perdere il "tondo" e prevedere da subito 2 fogli) mettere al centro: un tondo di formaggio di capra (prendendo il formaggio circolare è molto facile tagliarlo a rondelle), mettere sopra 3-4 cimette di broccolo (dipende dalla grandezza delle cime), 1 filo di panna liquida, un po' di sale, le bacche rosa triturate alla bell'e meglio, un pugnetto di emmenthal grattugiato alla julienne.




Chiudere a saccottino il tutto con l'aiuto di un filo da cucina aut similia (io non l'avevo, ho usato un filo da cucire tout court) . Infornare per 8-10 minuti quando tutto sarà ben dorato (controllare cottura: la pasta non deve diventare troppo scura).




Tirare fuori dal forno, sostituire il filo da cucina con ciboulette (erba cipollina, come nella foto) oppure un nastro fatto con la scorza d'arancia o ancora con un nastrino di raso. Servire IMMEDIATAMENTE con un contorno di insalata mista ben fresca.(©le foto dei sacchetti a bomboniera sono mie).





venerdì 6 gennaio 2012

Gerald Durrell vs Lawrence Durrell: 6-0

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Quest'uomo mi ha fatto ridere fino alle lacrime. Gli debbo tante giornate passate nella metropolitana con il sorriso sulle labbra e la gente attorno che mi guardava, mentre mostravo più o meno nonchalamment il titolo del libro del momento (tra gli altri: Il picnic e altri guai, Storia del mio zoo, La mia famiglia e altri animali).
Gerald Durrell

Quest'altro - suo fratello - mi ha annoiata a morte (il peggiore? Il sorriso nell'occhio della mente).

Lawrence Durrell

Eppure il secondo è considerato un grandissimo poeta.
Eppure provenivano dalla stessa famiglia. 
Sarò strana io.

domenica 1 gennaio 2012

Propositi per il nuovo anno (2012)

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Jacqueline Spaccini © 2012
Nessuno.
I propositi si fanno quando si è giovani, quando si ha una spinta propulsiva verso il futuro, quando si ha un sogno, una speranza o un progetto.
Io mi limito a vivere il presente. Un permanente presente. 
Mi pare già tanto.

Poi sì, certo, ci sono i libri da pubblicare, gli articoli da scrivere, le performances da assicurare, le lezioni da preparare, ma tutto ciò ruota attorno a me; è fuori da me.

In qualche parte dentro di me - e per me - non intravedo nulla, al momento.