sabato 31 gennaio 2009

Io e le Ferrovie dello Stato francesi

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Ovvero: tutto si risolve, conoscendo i tempi verbali.

Antefatto: i biglietti ferroviari (con prenotazione) datati 17 e 18 dicembre non sono stati da me utilizzati, in quanto malata.

Li userò il 4 e 5 febbraio; non dovrebbero esserci problemi, i 2 mesi di validità non sono scaduti.
Per sicurezza passo comunque alla boutique SNCF di Saint-Cloud a chieder conferma.

Entro e sono le 9h45. Alle 10h20 è il mio turno.

Mi siedo, pongo la domanda - per me retorica - all'impiegata e quella mi fa:
Mi dispiace, ma deve cambiarli perché c'è la prenotazione. E perderà il 50%.

Che cosa?, faccio io incredula.

E sì.

Segue botta e risposta in cui in sostanza io le dico che non è possibile, che mi è già capitato di perdere treni e di prendere quelli successivi, anche di un giorno, e tutto quel che ho perduto è stata la sola prenotazione.
Ma lei si dice irremovibile, e aggiunge che le regole sono cambiate.
Passa a questo punto a chiedermi le date che mi abbisognano, onde procedere alla sostituzione dei biglietti che tiene (ora lei) in mano.


E lì mi arrabbio come piace a me. In maniera gelida.
Chiedo di sottoporre la domanda all'impiegato più anziano (quello che mi sta sulle balle, il perfettino. Quello che mi è simpatico oggi non c'è).
Lui replica asserendo via via che:
- sulla linea normanna queste cose FORSE si accettano ancora (sulla linea normanna? forse?)
- Vous savez, Madame, les choses sont en train de changer...

Ora poiché - a casa mia - le cose che sont en train de changer non sono ancora cambiate, gli chiedo se può sostituire il presente durativo (in progress, insomma) con un passato prossimo e se la SNCF può cambiare le regole in corsa senza avvisare ses chers abonnés (i suoi diletti abbonati)...

Alla domanda il soggetto risponde: No.
Quindi dico io, con questi biglietti posso il 4 e il 5 febbraio prendere il treno perdendo solo la prenotazione, giusto?
Alla domanda il soggetto risponde: Giusto.

Bene, è quanto volevo sapere; saluto (freddamente) e me ne vado. Sono le ore 10:30.

Constato una volta di più che nella lingua francese non esiste (non esiste più): Scusi, ha ragione lei.

(E che io ho veramente un sacco di tempo da perdere)


giovedì 29 gennaio 2009

Il kitsch ragionato e il kitsch ignorante

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ARRRGHH! È K i t s c h !

Quante volte abbiamo pronunciato questa parola? E quanta roba kitsch abbiamo in casa? Ma soprattutto: abbiamo una mentalità kitsch?

Io sì.

Copio incollo e subito traduco dal dizionario Trésor de la Langue française:

KITSCH. Sostantivo maschile singolare. Carattere estetico di opere e oggetti, spesso di grande diffusione, i cui tratti peculiari sono l'inautenticità, la sovrabbondanza, l'accumulo di materie (o materiali) e di funzioni, spesso il cattivo gusto o la mediocrità.


Tuttavia (cito sempre dal dizionario che a sua volta cita):

Che cos'è il Kitsch? Tutto quel che è di cattivo gusto, purché lo si guardi al secondo grado, strizzando l'occhiolino con humour e abbastanza spirito per non prendere la cosa sul serio. Esempi di Kitsch: i fermagli che rappresentano un cagnolino di plastica, i souvenir, i fiori artificiali (Fonte: Elle, 1er mars 1971 ds GILB. Mots contemp. 1980, p. 311).

Ma il kitsch in filosofia (continuo a tradurre il dizionario) è l'alienazione consentita, l'anti-arte, il falso e il neo-qualcosa; ma nel contempo è il conforto nei rapporti dell'uomo con gli oggetti, un'etica in sé.

E tenetevi forte!

Scivoliamo nel mondo del kitsch (foto da choc QUESTA DI SEGUITO, almeno per me: la tigre e il leopardo appartengono al gusto dell'orrido, ma de gustibus...)


Premesso che sapevate già che il kitsch è sinonimo di cattivo gusto e tutto il blablabla che ho riportato sopra per dare un po' di spessore (bugiarda, bugiarda) a questo post, da vent'anni a questa parte ho una fatale attrazione per il kitsch.
Mi doso.
Mi freno.
E vengo dosata e frenata.
In 20 anni di frequentazione più o meno ravvicinata, ho diviso il kitsch in due categorie: quello ragionato e quello ignorante.
Ergo, il primo lo posso comprare, il secondo no (Avrei dovuto dire: il primo mi piace, il secondo no, ma se lo avessi scritto, avrei spudoratamente mentito).

Esempi di kitsch in ordine sparso:

a) Kitsch ragionatissimo, tant'è che ce l'ho in casa (e neppure pensavo fossero coprisedie kitsch):

b) kitsch ragionato, mi piacciono le tovaglie plastificate con la frutta sopra (un po' grosse, però, ste pere):



c) kitsch ignorante (vabbè la frutta, ma 'sti cocomeri... troppo grandi, troppi... e poi che ci sono pampini?):


d) kitsch ignorante-quando-è-troppo-è-troppo, ovvero non consentito (un pensierino, io, ce lo avrei anche fatto). Notare che persino le tartelettes sono kitschissime:



fuori categoria

e) kitsch al di là della mia perversione:


f) kitsch dove neppure io oserei (ma una volta ci sono andata vicina, in bagno, ma con lo spazzolino):


g) kitsch dove la mente non giunge:


h) kitsch che-semmai-m'ammazzo:


i) kitsch ai confini della realtà (e di sicuro anche oltre):




Foto scaricate dal catalogo italiano on line Euronova - Gli introvabili (e ci credo!) indicatomi dall'amica Silvia Guarnieri che ringrazio per l'ispirazione.

mercoledì 28 gennaio 2009

Patetismo e mancanza di gusto...

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non mi spaventano.

Mi dispiace per Mino Reitano.

Metto qui la canzone che ormai lo rappresenta di più

lunedì 26 gennaio 2009

Il pane fatto in casa

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ecco il pane come è venuto

Finché saprò fare il pane da me, c'è speranza.

Ricetta per il filoncino più grande, quello a destra (per quello a sinistra meno farina e meno lievito, 20 gr.):

200 ml acqua temperatura ambiente
500 gr farina (ho scelto quella che non fa grumi)
30 gr lievito di birra (mi era scaduto da 6 gg, credevo non lievitasse e invece...)
1 cucchiaio sale
2 cucchiai olio
1 cucchiaio abbondante zucchero (un tempo ci mettevo il miele)

All'acqua, aggiungere in ordine - e sempre mescolare con una forchetta ad ogni aggiunta:
lievito, sale, olio, zucchero e tutta la farina lentamente
sbattere
impastare
lasciar lievitare per 4 ore, avendo cura di coprire con panno umido
preriscaldare forno a 250°C
quando si inforna far scendere la temperatura del forno a 200°
Lasciar cuocere per 40'-50' (40 minuti sono andati bene per il pane più piccolo, 50 per l'altro)

Prima di infornare ho spruzzato un po' d'acqua sui pani.

Tutti pazzi per amore. Domande.

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Premesso

Tutti pazzi per amore
film tv in 26 episodi
trasmesso la domenica sera su Rai1


- che il film TV a episodi di cui all'oggetto mi piace,
- che debbo vedermelo l'indomani via internet per assenza di collegamento dall'Estero,
- che tifo per Solfrizzi dai tempi in cui faceva "Sei forte, maestro" a Terni e aveva per genitori Valeria Fabrizi e Gastone Moschin,
- che me lo sono perso nel ruolo dell'avvocato Guerrieri (ma tanto non ho letto quel Carofiglio),
- che Stefania Rocca - coprotagonista - mi è abbastanza simpatica,

Stefania Rocca

- che stravedo per le due zie,
- che adoro Carlotta Natoli e mi è antipaticosimpatico Neri Marcorè,

domanda:

a) come fa Solfrizzi alias Paolo a potersi permettere un appartamento del genere, a Roma, con il suo stipendio di geometra agronomo;


Emilio Solfrizzi

b) come fa a permetterselo la Rocca (probabilmente riceve assegni dall'ex marito oppure è sostenuta nelle spese dai facoltosi genitori, ma nulla viene detto);
c) quando mai una Preside - per quanto chiaramente di sinistra - inciterebbe gli studenti (tra i quali Emanuele e Cristina, i figli dei nostri protagonisti) all'occupazione della scuola (puntata di ieri);
d) quando mai un Taricone (o meglio, Ermanno, il personaggio che interpreta) leggerebbe una ventina di libri solo per portarsi a letto Monica (interpretata da Carlotta Natoli). Non per l'attrice, ma proprio per l'importanza che il suo personaggio attribuisce alle donne (ovverossia: nessuna);

Carlotta Natoli

e) sempre a proposito della scuola, siamo nella fantascienza: la prof/preside (e già là), ritrova la patente smarrita in classe (!) e coglie l'occasione per dare come compito agli studenti una ricerca su come erano i loro genitori alla loro età (la foto della patente la ritrae più giovane), così, un compito estemporaneo... mah, saran cambiati i tempi, ma 'ste cose manco alle medie - d'altronde la sconoscenza della scuola era perfettamente rilevabile anche in Provaci ancora, prof (con Veronica Pivetti);
f) la storia di Marcorè che da ragioniere apre - senza problemi - un ristorante pure pretenzioso, passi, ma come mai in suddetto ristorante- a parte un africano che porta bandana rossa - nessuno indossa berretto - i capelli! - mentre si cucina;

Neri Marcorè

g) chi diamine pulisce gli appartamenti - immensi, chiaramente over 100 mq - dei protagonisti (non ci sono donne delle pulizie in giro, con quel battaglione di persone dovrebbe essere visibile una tavola da stiro con ceste stracolme ai lati);
h) ma in che razza di giornale femminile lavorano le nostre beniamine: un posto, una redazione così, che un giornale si componga così, se lo immagina solo una fanciulla di tredici anni, non uno sceneggiatore di vaglio come Cotroneo...

A parte tutto ciò, continuo a vederlo, mi piace e a volte mi commuovo pure (ultimamente ho la lacrima facile).

Probabilmente, se non fossi sposata, assomiglierei al personaggio di Monica. E non mi sto facendo un complimento. Proprio no.

P.S. Dimenticavo la cosa più inverosimile: la pubblicazione della data di nozze al Campidoglio da parte di Giulio (Luca Angeletti) all'insaputa della futura sposa Stefania (Marina Rocco)!!!

______
Bellissimo il siparietto Signoris-Battiston, ovvero l'intervistatrice il dottor Freiss... tutta una storia d'amore a parte...







sabato 24 gennaio 2009

Solveig Dommartin - Der Himmel uber Berlin

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Confesso che mi è stata sempre antipatica a pelle, per il solo fatto di assomigliare a una persona che disprezzo.
La vidi nella parte di Marion, l'acrobata de Il cielo sopra Berlino (ancora questo film!) e poi in Fino alla fine del mondo. Poi basta.

Ieri facendo qualche ricerca su internet, ho scoperto che
a. era la musa e la compagna di Wim Wenders (come ho fatto a non pensarci?)
b. barava sull'età, dicendo d'esser nata nel '61 invece che nel '58 (si bara per tre soli anni?)
c. è morta nel 2007.

E mi dispiace. Ieri ho ascoltato un video in cui lei era intervistata insieme con Wenders, parlava molto bene francese. D'altronde era nata a Parigi.

Copioincollo la notizia trovata su internet:
__________________
E´ morta a soli 48 anni Solveig Dommartin. L´attrice francese, musa e compagna del regista tedesco Wim Wenders, si è spenta a Parigi lo scorso 11 gennaio per problemi cardiaci. La notizia della sua scomparsa, però, è stata resa nota dalla famiglia solo ieri. Nata il 29 luglio del 1958 nella capitale francese, la Dommartin amava regalarsi tre anni di vita, raccontando agli amici di essere nata nel 1961. Nella memoria dei cinefili è la trapezista di Il Cielo sopra Berlino, film culto del regista tedesco Wim Wenders. Lei è la bella Marion che vive in un camper del circo, che balla da sola sulle note di Nick Cave e che, sempre da sola, vaga per una Berlino in piena guerra fredda, prima della caduta del Muro. Di lei si innamora l´angelo Damiel (Bruno Ganz), disposto per amore suo ad abbandonare le ali per atterrare tra i ´colori´ della terra. Attrice musa di Wenders, la Dommartin ebbe anche una lunga relazione sentimentale con il regista di Paris, Texas. Iniziata la sua carriera artistica in teatro, debuttò nel cinema con Lettre de la sierra Morena di Jacques Rozier, per poi interpretare Der Himmel über Berlin, premio alla regia al Festiva di Cannes del 1987. Per potersi calare nei panni della trapezista, la Dommartin passò tre mesi a prepararsi con esercizi al trapezio e alla corda. Tutte le sequenze acrobatiche del film, infatti, vennero svolte effettivamente dall´attrice, senza l´ausilio di reti o altri strumenti di protezione. Il sodalizio artistico con Wenders continuò anche in altri film: la Dommartin è stata diretta dal regista tedesco in Così lontano così vicino, e ha collaborato alla sceneggiatura di Fino alla fine del mondo (1991), in cui veste i panni di Claire. E’ stata la montatrice di Tokio-Ga e nel 1998 aveva tentato la strada della regia, con il corto Il suffirait d´un pont.

mercoledì 21 gennaio 2009

Perché il mio lavoro è aspettare...

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Dice così la canzone di Fiorella Mannoia, scritta da Tiziano Ferro.

Il mio lavoro è aspettare. Oggi, per esempio. È da stamani che debbo scrivere una recensione di tre cartelle su un volume di 447 pagine. La consegna è prevista per sabato e debbo ancora iniziare a leggere il libro.


Eppure, so che non è mettendomi a leggere quando l'animo non c'è che riuscirò a scrivere qualcosa di buono. Almeno che lo sia (buono) per me. Non ho mai pubblicato recensioni senza aver prima letto tutto fino in fondo e riflettuto.

Naturale, normale, direte voi. Mica tanto, la maggior parte delle persone che fanno recensioni legge solo la quarta di copertina. E già.

Intanto, il mio pensiero corre a un film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino (1987).
Che connessione ci sarà?
Quale pensiero collega I notturni di Antonio Tabucchi agli angeli in bianco e nero di quel film meraviglioso?


E chi lo sa. Ma ci deve pur essere e - non so perché né come, ma questo lo so già - Bruno Ganz e Peter Falk andranno a finire nella mia recensione...

le immagini sono tratte da http://www.movieplayer.it

lunedì 19 gennaio 2009

che cosa rende eroe un uomo

4 commenti
Non se n'è parlato abbastanza. A me ha colpito enormente. Sarà perché sto spesso in aereo.

* * *

L'aereo si scontra con uno stormo di uccelli (oche selvatiche?).
Tutti e 2 reattori si spengono.
Il pilota decide di ammarare.
Ma un airbus non è un aliante, anche se si comporta come un aliante, dal momento che non ha più motori.

L'esperienza e il sangue freddo del pilota permettono il "miracolo".
Ci riesce. E salva tutti. E resta calmo fino alla fine. Ed esce per ultimo dall'abitacolo dell'aereo che sta affondando: prima deve controllare che tutti i passeggeri siano fuori dal veicolo.

Qualcuno dice che è errato chiamarlo eroe.
Non sono d'accordo: non si deve per forza morire per diventare tale.

Chesley Burnett Sullenberger.

Un uomo la cui esistenza è servita a salvarne molte altre (155 + la propria). Come lo vuoi chiamare?


Primo video (in francese). Per chi capisce (ma anche no), spiega molto bene che cosa poteva accadere in caso di mancanza di abilità:






Secondo video (in italiano). Dice poco, è banale, ma è in italiano:

domenica 18 gennaio 2009

HABEMUS LIBRUM (pubblicità)

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Finalmente.
Finalmente l'hanno messo on line.

Sotto la protezione di Artemide Diana.
L'elemento pittorico nella narrativa
italiana contemporanea

(1975-2000).


Chi cercava il mio libro, clicchi qui.

giovedì 15 gennaio 2009

I casi della vita. Tutto ebbe inizio da...

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... un libro.

E allora la debbo proprio raccontare.

Dieci anni fa, mi imbattei nelle pagine di un critico che s'era appena occupato di un autore (Baricco) sul quale stavo scrivendo anch'io.
Mi sembrò preparato - il critico - ma antipaticissimo.


Eravamo entrambi sulle tracce di un ipotesto sotteso (mi riferisco a Oceano Mare). Lui, il critico, aveva scritto che era da ricercare nel quadro di Théodore Géricault, Le radeau de la Méduse. Io pensavo di no, ché mancavano nel quadro cose che secondo me l'autore (Baricco) NON s'era inventato e m'ero convinta che c'entrasse un altro libro.

Mi incaponii e lo trovai, poi, il libro nella biblioteca storica della città di Parigi.

non è l'originale francese, bensì la versione inglese
(momento di pedanteria)


La ricerca faceva parte di una tesi di dottorato francese che poi fui costretta ad abbandonare. La ripresi su altrui insistenza, in Croazia. Mi autotradussi e oggi è un libro.

Nella tesi - come anche nel libro - dicevo in nota che il critico in questione non aveva assecondato fino in fondo la sua curiosità, la quale gli avrebbe consentito di scovare in quel libro (del 1818) la risposta a tutte le sue domande. Amen.

Due anni fa, il destino mi fece incontrare il critico di cui sopra. Il nostro incontro fu piuttosto uno scontro mailico. Io gli feci una richiesta inerente al suo intervento e lui mi rispose in maniera arrabbiata.

Ora, in genere, io sono una che se le si risponde male, l'altro, lo aggredisce. Se può, anche fisicamente e non solo verbalmente.
Invece - insolitamente - risposi seraficamente (e lo lasciai stare).

Lui si accorse di aver esagerato e mi riscrisse pacatamente. Intervenne alla journée d'études da me organizzata, un sorriso qua e là, ma niente di più. Lo trovai però non antipatico e con un pizzico di cinismo, di candido disincanto (non è un ossimoro!), che a me piace nelle persone. Soprattutto negli uomini.

Poi ci siamo riscritti per la pubblicazione degli interventi nella rivista, curata da me, qualche metaforica pacca sulla spalla, così, con sottocutanea e nascente simpatia. E insolitamente, con una me che non si allarga (io mi allargo sempre).

Com'è, come non è - direbbe la mia mamma -, sta di fatto che con qualche perplessità, l'altroieri gli ho inviato il mio volume, spingendomi persino a sottolineare il fatto che nel libro si parla di lui (c'è comunque l'indice dei nomi).
E intanto mi chiedevo: Come la prenderà? Si offenderà? Mi toglierà il saluto?


E invece. Ricevo ieri suo messaggio in cui oltre ai complimenti (a proposito, ringrazio qui Giulio e Paolo), mi dice che bene ho fatto a bacchettarlo, che avevo proprio ragione io, etc.

Mi piace sempre più il suo modo di fare (non vedeteci altro, ché non ce n'è), glielo dico, me lo rende. Io faccio uno strafalcione sintattico a proposito di una sua richiesta di altrui recensione Non voglio farla, ma se me la chiederesti tu..., rettifico prontamente sottolineando il mio italiano degradato, e lui sorride concludendo che a volte una cosa viene pure meglio, con l'italiano sbagliato.
E cita una battuta tratta da Divorzio all'italiana: come dice Daniela Rocca alias Rosalia Cefalù, moglie di Ferdinando (Mastroianni)?


Che cosa farebbimo se non ci amaressimo?

Sono contenta che non si sia rovinata un'amicizia in itinere.

________
P.S. per Clode: clicca qui e poi clicca all'interno del post (sul qui. Si aprirà una schermata di altro blog, in basso a destra, clicca su "Un oceano pieno di segreti". Ti avviso: devi avere buona vista).


mercoledì 14 gennaio 2009

500 km in 24 ore scarse

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Caen, rue de la Monnaie (photo by @rteJS)

Eccomi di ritorno.
Che vi debbo dire? Adoro Caen.
Mi piace tornarvi, salire su per i 4 piani (stavolta è stata una faticaccia) che portano al mio studio, sentire ancora aleggiare il profumo dell'incenso alla rosa, vedere tutto il rosso - lacca di garanza scuro - e l'oro (i colori ossessivamente dominanti) dei miei pochi metriquadri...
Mi piacciono le strade, mi piace la faccia della gente che incontro. Sì, anche quella della gente, non solo quella delle persone che conosco.

Venti minuti prima di rincasare, una telefonata veloce al figlio (così ha avuto il tempo di riordinare), poi la cena e poi la posta.

Ecco, oggi ho trovato alcuni messaggi positivi: uno di Bart (non ho sprecato un biglietto aereo); uno di uno studioso (troppo lungo da dire qui, un giorno lo racconterò), e poi gli amici, le amiche.

Ecco. Una bella giornata.
(A parte che a occhio, gli esami scritti dei ragazzi mi sembrano da schifo... ma a occhio, eh)

domenica 11 gennaio 2009

Il contacalorie

4 commenti
Per ovvi motivi ho aggiunto un nuovo elemento (o gadget) sulla destra del mio blog: il contacalorie (in italiano).

Penso possa servire non solo a me (per consultarlo, senza che diventi una fissazione, clicca qui).

Al vostro servizio! (Al momento, per me, necesse est)


venerdì 9 gennaio 2009

Una poesia altrui, una poesia d'amore profondo

4 commenti
Questa poesia, l'ho prelevata (dietro autorizzazione) dal blog di Stelllare.

L'ha scritta il papà: parla alla sua sposa (la mamma di Stella), che non c'è più.

La trovo di una sconvolgente bellezza.
Non aggiungo altro.

Pentimento

Mi pento di non
averti baciata ogni ora.
Mi pento di non
averti chiamato amore
ogni giorno della mia vita.
Mi pento di non
averti accarezzato il viso
in ogni momento.
Mi pento di non
averti detto sei bella
più volte nel dì.
Mi pento di non
aver fatto l’amore
dieci volte in un’ora.
Mi pento di non
aver fatto scivolare le mie
mani nei tuoi capelli fluenti.
Mi pento di non
averti asciugato le lacrime
calde con baci struggenti.
Mi pento di
averti amato sempre poco.
Mi pento di non
averti leccato le labbra
calde d’amore.
Mi pento di non
averti avuta per sempre
come amante nascosta.
Mi pento di averti
talvolta offesa.
Mi pento di non
averti avuta abbastanza.
Mi pento di non
averti sognata ogni notte.
Mi pento di non
averti posta nel vento,
nel sole, nel mare.
Mi pento di non
averti amato
di giorno e di notte.
Mi pento di non
averti invocata per sempre.
Mi pento di non
averti mai chiesto
scusa abbastanza.
Mi pento di non
averti ringraziato tanto
per avermi scelto
come unico amore.
Mi pento di non
averti ricompensato
centuplicandoti l’amore.
Mi pento di non
averti chiamato per nome.
Mi pento di non
averti abbracciata.
Mi pento d’esser
stato cattivo talvolta.
Mi pento d’averti
fatto soffrire.
Mi pento di tutto.
Mi pento di me
perché non ho
capito che tu
eri tutto per me.
Mi pento, ed ancora
mi pento d’amarti
ancor poco dopo morte.
Mi pento per l’invidia
che ti porto per essere
morta prima di me.
Mi pento di non
darti tutto me stesso.
Mi pento di pregare
poco per te e molto
per me stesso.
Mi pento, mi pento
di non esser stato con te.
Mi pento di averti
lasciata sola dopo la morte.
Mi pento d’esser
ancora qui.
Mi pento perché
io t’amo disperatamente
e tu non ci sei.
Mi pento di aver
poca fede e molto egoismo.
Mi pento perché tu
sei felice ed io ancora
non lo sono.
Mi pento d’essere
solo, ma giammai
un’altra potrà stare con me.
Mi pento perché io,
ti amerò per l’eternità
e tu ancor non lo sai.
Mi pento di averti
detto queste cose
oggi che non ci sei.
Ma forse le leggi
e le ascolti con occhi
attenti nel silenzio
dell’anima, nel profondo
respiro dell’amore.
Mentre io mi pento,
ed ancora mi pento
di non essermi pentito
a sufficienza nel
bene e nel male.


Leopoldo Scala


giovedì 8 gennaio 2009

Quanto conta una pila 9V (6LR61)

9 commenti
Renée Zellweger
Foto 1? No! Foto 2? Sì!



Sottotitolo: tentativo di boicottaggio (altrui) ai danni dell'inizio dieta (mia)

Non faccio il riassunto delle puntate precedenti, perché basta leggere 2 post qui sotto, e continuo da dove avevo lasciato.
Il coniuge mi ha accompagnata (più per conforto-sostegno psicologico che per altro) ad acquistare cibo e bilance per la bisogna, ieri pomeriggio.
Yaris, strada gelata, temperatura sei gradi sotto lo zero: si va.

1. Se avessi dovuto comprare la verdura di una settimana, non mi sarebbero bastati 2 frigoriferi;
2. la bilancia pesalimenti non l'ho trovata [si fa a occhio, ma tanto è quasi tutto numerico: 1 di questo, 2 di quest'altro, verdura quanta ne voglio; al massimo si convocano i cucchiaini (per l'olio)];
3. perché ci vuole un 3, ma al momento non mi sovviene che cosa scrivere qui.

Tutto ok; ho persino trovato una pesapersone Terraillon TFA Liner - o come occorrerebbe dire un impedenzàmetro (ho dovuto cercare sul De Mauro il significato e seppur trovato a nulla mi servì la definizione). In soldoni: tu metti altezza, peso, sesso di appartenenza, se sei un atleta o uno/a normale. Ciò fatto, ti pesi e qualche secondo dopo aver realizzato che nei 15 gg caprolatti hai preso 3 kg (e te li sei proprio cercati), blblblblblblbblblbblbl... voilà: ti dice la tua percentuale di acqua e di grasso corporeo.
Poi c'è la tabellina dove andare a leggere quel che sai già e cioè che sei messa male. Maledettamente (e sennò perché fare una dieta?).

> 34 (per sesso e età) = high*. Ho 36 e - citando Peppino - ho detto tutto.
E il sabotaggio, allora?
Consiste nel fatto che tornando a casa, solo una volta tolti basco, giacca a vento e scarpe... mi sono accorta di non aver acquistato la



per avviare il tutto.
Per cui occorreva riprendere la macchina e tornare al supermercato (avrete capito che non è sotto casa). Ma il coniuge era "schiantato" e io non potevo guidare perché il medico ha detto "Aspetti ancora una settimana prima di riprendere".

Ma senza pila, oggi non avrei potuto iniziare la dieta.

Per chi non cogliesse il ragionamento: prima della dieta occorre pesarsi, senza pila la bilancia non funziona, senza bilancia non si inizia una dieta.

Sicché, ho sperimentato che anche col tutore si può guidare bene.

Se qualcuno per caso pensasse che dimagrire tanto sia bene a prescindere:




________
* Per inciso: le indicazioni della tabella in italiano sono invertite rispetto a quella in francese e in tutte le altre lingue... Le percentuali maschili sono femminili e viceversa. Per intenderci.

mercoledì 7 gennaio 2009

Domande sulla singletudine

5 commenti
persone alla gare Saint-Lazare (photo by @rteJS)


Si è single per caso, per scelta, per (s)fortuna?

Lascio qui una riflessione di Stella (personalmente, non ho argomenti in proposito), che a me pare fatta con occhi lucidi e cuore sensibile.

E mi farebbe piacere leggere altri pensieri sull'argomento che mi interessa assai, seppure indirettamente.

martedì 6 gennaio 2009

Dieta: fare le cose seriamente (speriamo)

6 commenti

Ho fatto la dieta due sole volte nella mia vita e quella che vado a incominciare sarà la terza.

La prima volta avevo 29 anni, ero ingrassata a furia di ingurgitare maritozzi con la panna, olive, pistacchi, burro di arachidi, pop corn e affini. Feci anche la mesoterapia ed ecodoppler. Dimagrii 8 chili in 2 mesi (tanti ne dovevo smaltire) e ci sono andata avanti per anni (nel senso che dopo quella dieta non ingrassai più).

La seconda volta fu a Zagabria tre-quattr'anni fa (in verità ci sarebbe una seconda volta nel 1995, ma lì non feci una dieta, smisi semplicemente di mangiare), dieta rigorosa e massaggi: 25 gg dopo avevo perso 6 chili (quelli in più).

Ora per questa terza volta, in cui sono 10 chili sopra il peso solito (che è 65) e 15 sopra il peso forma, dovrò attrezzarmi non soltanto di tutta la mia buona volontà (che non c'è tanto), ma soprattutto degli strumenti idonei a non sgarrare mai.
E cioè?

E cioè:
1. Bilancia pesapersone
2. Bilancia pesalimenti
3. cibo corretto, ma soprattutto quegli alimenti che in casa non hai mai avuto, come per esempio:



Forza e coraggio. Domani vado a comperare tutto quel che mi manca e dopodomani si dà inizio al periodo di vacche magre.

(Va da sé che domani mi "sparerò" molto di quel che debbo dimenticare. Anche perché sono una che riga dritto in tutto, anche nell'osservare i dettami di una dieta alimentare).

lunedì 5 gennaio 2009

Siam tornati e con noi la neve di Giovanni Pascoli

15 commenti
Saint-Cloud, stamani
photo by @rteJS

Myricae

Creature

IV
ORFANO

Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.

La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.