venerdì 23 aprile 2010

Amo Montparnasse

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Questa mattina sono tornata nel quartiere che più amo e nel quale ho abitato per anni, Montparnasse.
In realtà è proprio il quadrato qui sopra quel che per me è il "mio" quartiere, a cui aggiungerei solo la rue de  la Gaîté, la via dei teatri(ni), la rue Jolivet e la rue du Maine.
Dimentico sempre la macchinetta fotografica (quando serve), quindi debbo ricorrere al freddissimo google map:


scorcio della rue Delambre
Che meraviglia passeggiare (in realtà, fare la spesa) per il quartiere. Con il sole perloppiù.
E poi c'è le maître fromager, il pescivendolo con merce freschissima, i giapponesi, i danesi, gli italiani, gli hôtel che piacciono a me, i negozietti sfiziosi... Voglio andare via da Saint-Cloud!

rue de la Gaîté

giovedì 22 aprile 2010

E a quanti amori ancora (omaggio a Fabio Concato)

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Se parli ancora m'innamoro
non devo far niente
mi lascio solo andare,
così, semplicemente.
Se parli ancora ti do un bacio...
su quella bocca grande
potessi per davvero non sai come starei
e invece sono qui a guardarti
così, un po' da lontano
con tutta questa gente 
 lo senti che ti amo
riuscissi almeno a dirtelo
mi sento così perso
dentro quegli occhi scuri,
Dio, chissà cosa farei
ma questo è già  ridicolo
non mi hai nemmeno visto.
M'invento questo amore
perché senza non resisto...
e a quanti amori ancora

mercoledì 21 aprile 2010

Athazagorafobia

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Ma dico io, tra tutte le fobìe che circolano in giro, proprio questa dovevo accattarmi, nel secondo rush di vita?

giovedì 15 aprile 2010

Scusi, signora, ma... debbo chiudere

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Sapevo che le chiese ora vengono chiuse. Per la notte. Sì, forse anche per la pausa pranzo (per quanto). Pensavo che la casa del Signore fosse sempre aperta.

 photo by Croberto68  

Situazione: una non-credente come me che è stata in passato credente-osservante-praticante decide di entrare nuovamente in una basilica di periferia (la più grande di Roma, la periferia) per vedere con gli occhi di adulta un luogo che ricorre nei sogni notturni con immagini di ragazzina.

Percorre la navata laterale destra (poi percorrerà quella sinistra, si dice). Si sofferma a guardare gli affreschi moderni e i bassorilievi. Fa delle considerazioni dentro di sé e sorride (soprattutto dei suoi ricordi). Arriva all'altezza dell'oratorio e anche del retrobottega del sacerdote.

Ode una suora che chiede in francese se hanno (in realtà: ha, visto che parla al sacerdote) un libro sulla vita del santo cui è intitolata la chiesa-basilica. Dopo un po', il prete capisce e risponde seccato  -e in italiano  - che loro non hanno il libro in questione ("lo vendono i preti", dice. "?!?!?", è il mio pensiero; chissà che avrà capito la suora francese), bensì un libro sulla storia e la costruzione della basilica-chiesa.

Quel che cerco io! e faccio per andare a chiedere. Ma mi avvicina prontamente il sagrestano che già da un po' mi tiene sott'occhio (avrà visto che non mi sono fatta il segno della croce passando presso il fonte battesimale?) e mi fa:

"Signora, scusi, ma deve uscire. Chiudo."

"Ah".
Mi avvio verso l'uscita con passo celere, guardo l'orologio e annoto mentalmente che sono le ore undici e quaranta del mattino.

Mi adeguo ma proprio non capisco.

venerdì 2 aprile 2010

Mio figlio fresco maggiorenne

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Ieri mio figlio ha compiuto 18 anni.
Nacque alle 11.30 del 1° aprile 1992. Durante la notte alle 3.35 mi si ruppero le acque.

L'altroieri e ieri ero a Caen per lavoro. Durante la notte alle 3.35 del 31 marzo mi sono svegliata in preda a un incubo. Non sono riuscita a riaddormentarmi fino alle 5.00.

Andando al lavoro, mi son detta: alle 11.30 sarò in pausa, potrò ricordare la sua nascita (che in realtà non posso ricordare, dal momento che ero in anestesia generale). E invece alle 11.30 ero intenta a chiedere il volume della rivista in cui c'è anche un mio contributo.

Ho provato a fare gli auguri a mio figlio via cellulare, ma lui dormiva all'ora in cui ho chiamato e quando è scattata la segreteria, mi si è strozzata la voce, incrinata, e dopo un fuggevole Auguri, amore di mamma, già cominciavano a scendere le lacrime.

Non ho fatto carrellate degli anni passati, nella mia testa; ho guardato lucida il presente: un figlio d'oro con un carattere oscillante tra l'immensamente affettuoso e il (neanche tanto) nascostamente scostante (siamo tutti bipolari).
Sono i 18 anni. È la sua vita che deve prendere la sua direzione e lui non sa ancora raccapezzarsi.

E lo vedo, alto e bello, non ancora consapevole di sé, con qualche idea da aggiustare e molta gavetta da affrontare. Coi suoi dolori di amore e i suoi successi. Con le lodi che riceve e di cui al momento non sa che farsene.

Lo so bene: è alfine giunto il tempo di mettersi da parte, di fare molti passi indietro, senza mai voltargli le spalle.
Ma come è difficile.