venerdì 28 novembre 2008

E mi ricordo ancora... AMIENS

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Amiens,
la città in cui il vento scivola
immemore e leggero





Amiens, città della Picardie poco frequentata dai turisti.
Città che amo (tutte le mie foto esclusivamente cartacee sono nei cartoni caprolatti, in Italia).

Ma uno che ci va a fare ad Amiens?

C'è la Cattedrale. Sì, sì, certo. Ma io c'ero andata per un altro motivo.
In primo luogo per il suo azzurro.
Ad Amiens inventarono il blu fatto colla guède, una pianta che dà un azzurro particolare che fece la fortuna della Piccardia, a suo tempo.


Ora non esiste più (e non riesco a capire perché). L'ho visto riprodotto [ma chimico] sulle pareti di una stanza d'albergo (in cui presi immediatamente alloggio, innamorandomene): un colore meraviglioso.



Amiens, Samarobriva romana... col suo quai Bélu nel quartiere Saint-Leu, lungo il quale indolentemente ci si trascina per scegliere un tavolo, ma dove non si pensa per davvero di vivere, mentre la Somma, placida (ma quando la vidi io, non lo era per niente), sembra scorrere immobile.

Amiens è la città del mio beneamato Choderlos de Laclos.


E quando lo dissi a qualcuno di loro (loro, gli Amiénois), mi venne risposto che ignoravano chi fosse... Ma come... E Les liaisons dangereuses?!?


Amiens. La città in cui aveva scelto di stabilirsi (per amore) l'altro mio adorato, Jules Verne. Certo, lui era di Nantes, ma quanto ha fatto per Amiens! E la sua casa era ridotta in rovina (hanno cominciato a ristrutturarla nel '98), se non fosse stato per un gruppo di sei persone verne-adoranti... Amiens è una città sprecona, ha l'oro tra le mani e non sa farlo fruttare...


La casa piena di cose segrete di Jules Verne : ricordo la gioia di mio figlio piccolino, appena sette anni, a scoprire pareti segrete che si aprivano spostando un libro... e il laboratorio dello scienziato!


Ho ancora negli occhi l'orribile torre Perret costruita nel 1960 (e all'epoca, il grattacielo più alto dell'Europa dell'ovest: oltre 100 mt). La vedo e penso: Stalin.


E poi a Amiens c'è il circo. In muratura, però. Il circo?!? Sì, sì, lo volle Jules Verne. Municipale.

E poi c'è il parco di Marquenterre, ornitologico. Bello e selvaggio.


E per i golosi (io no, non lo sono), ci sono i macarons d'Amiens, che non hanno granché a che vedere con i macarons che trovate nelle rivendite commerciali (che sono su base di meringa). Il macaron di Amiens è fatto di mandorle, zucchero, miele, albume, olio di mandorla dolce ed essenze di mandorle amare (sì, sì, Marè: una specie di amaretto!).

Amiens. Io ci voglio tornare.

Corticoïdes : plauso o vituperio?

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Io non lo so perché continuo a sentirmi tanto male.

Sarà anche per colpa della fine dell'effetto del Solupred (la mia dose era 4 compresse al dì)?

E parliamone, del Solupred.
Corticosteroide dall'effetto immediato, è un antinfiammatorio potente (ma si usa anche per sclerosi multiple, miastenie). A parte che disinfiamma (cosa di cui non mi sono accorta), dà effetti collaterali di cui invece ci si accorge subito.

1. Grande potenza fisica (almeno questa è la sensazione).

2. Grande acume: si ha l'impressione di capire tutto molto più velocemente del solito, di fare connessioni logiche più rapide e performanti; gran proliferare di idee e progetti.

3. Assenza totale di sonno: ma senza agitazione, senza mancanza. Le 3h del mattino come se fossero le 11h30. Nessuna sensazione di stanchezza.

4. Euforia, ottimismo, allegria. Voce sopra le righe.

5. Totale assenza di dolore fisico.

Sulla notice, c'è scritto che se si è atleti e si è soggetti a un test antidoping, si risulterà positivi (e quindi 'sti atleti non vengano a dire: non ne sapevo niente, ché io mi sentivo un dio, col solupred in corpo).

Allora, bilancio. L'ho preso per 5 gg; ho smesso 2 gg fa.
Ho avuto gli effetti di cui sopra.

Ora ho dolori in tutto il corpo, la tosse pare di nuovo esser tornata (solo la grassa), una gran stanchezza (ma dormo di nuovo almeno 8 ore per notte), una gran tristezza.
Sento fatica ovunque.

Ecco, la sensazione è stata proprio quella di sentirmi una (felice) drogata (ma in qualche modo deresponsabilizzata, déculpabilisée, visto che era un farmaco).


mercoledì 26 novembre 2008

Finestra sinistra del salone

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Lo so, sono recidiva, ma ogni tanto mi piace mettere quello che vedo dalla finestra in questo momento... (insomma... questo... ora è buio)
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domenica 23 novembre 2008

Tombe la neige...

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cantava Adamo.

Eh sì, da poco più di un'ora nevica forte, fortissimo, qui a Saint-Cloud.


Che meraviglia! Io sono ancora ammalatissima.
Dopo la tracheite (che conservo), ora ho anche la bronchite.

Temperatura corporea di questa mattina appena sveglia: 34.4

Sono morta e non me ne sono ancora accorta.

venerdì 21 novembre 2008

IKEA est là

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Facciamo conto che io voglia comprare o regalare un tappeto visto nel catalogo/magazzino di IKEA. Non mi trovo nel mio Paese e mi reco dunque nell'IKEA del luogo.
Mi piace questo:TAPPETO INDO GABBEH B

Costa la stessa somma in tutte le IKEA? Vediamo... In Francia costa 149€. In Italia, 199€.

(In Italia, due possibilità: questa oppure questa.)


Com'è possibile? Andiamo a vedere i materiali e controlliamo MEGLIO:
Il tappeto dell'IKEA francese [149€.] è: 200x140, 100% pura lana vergine Woolmark, annodato a mano.

Il primo tappeto italiano, quello che costa 199€, è esattamente uguale al cugino parigino solo che non si capisce per quale motivo il romano costa 50€ di più.

Il secondo tappeto italiano, quello che costa 29,95€, è 90x60 (per il resto, identiche caratteristiche dei fratelli).

Insomma va a finire che IKEA è meno cara in Francia che in Italia? È mai possibile?

Beh, divertitevi un po', vi metto tutti e due i cataloghi on line:

IKEA FRANCE

IKEA ITALIA




giovedì 20 novembre 2008

La macchina è malata come me...

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E allora l'ho portata all'atelier per farla riparare.

Domanda: prima d'esser malata? No, con la febbre, giacché mi illudevo ancora di poter guarire prima di domani e poter partire per Bruges la fiamminga.
Risultato: è peggio di me, ogni giorno ce n'è una: e i dischi dei freni e la pompa ad acqua e alla fine ci si è messa pure la poulie (la puleggia, credo).
Preventivo finale (e telefonico): 750 euro (una botta di manodopera).

Gli (gli: al meccanico che m'ha telefonato) ho detto di venirmi incontro, di mettersi una mano sulla coscienza.
Credo che la sua coscienza si libererà facilmente del peso della mano con uno "sconto" di 50 euro.

Gli tremava la voce... avrà pensato che stavolta avevano davvero esagerato? Chi si intende di pezzi di motore e di manodopera toyota? Io potrei saperlo telefonando ai miei fratelli, ma poi di sentirmi dare della stupida non mi va.
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mercoledì 19 novembre 2008

Sto così da giorni

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martedì 11 novembre 2008

E che je voj dì?

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Bravo, bravissimo. Lui e i musicisti.
(Grazie, LaDani)

domenica 9 novembre 2008

Al telefono con la mamma...

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- Mamma, sai ieri ha chiamato Tabucchi... Non so se...

- Ma sì, certo! Adesso ha anche fatto un film...

- ... (Tabucchi?!?)

- Certo, un bell'uomo. Anzi, proprio un bel ragazzo!

- ... (Tabucchi?!?)

- Mamma, ma sei sicura che stiamo parlando della stessa persona?

- E certo! Alessandro Tabucchi.

- Antonio, mamma! Antonio Tabucchi.

- Alessandro, Antonio... Ah, forse mi confondo con quell'altro, come si chiama... ci hai scritto qualcosa sopra pure...

- Mamma, se è per questo ho scritto pure su Tabucchi... Ma forse parli di Alessandro Baricco.

- Ecco, sì sì: Baricco.

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Per dire: ho vissuto vari anni a Zagabria, in Croazia. Mia madre era convinta che abitassi a Praga - per lei sempre Cecoslovacchia - o forse in Polonia.
Da quelle parti, insomma.
Adoro la mia mamma.


sabato 8 novembre 2008

Rispondere al telefono...

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Quando squilla il telefono in casa nostra, nessuno vuole rispondere.

Sicché mio marito attraversa l'appartamento (non è una reggia, ma almeno 5-6 squilli se ne vanno così, tra il salotto e lo studio) con il cordless in mano, senza nemmeno guardare di quale numero (italiano? francese? croato?) si tratti e mi passa l'apparecchio come fosse una questione di vita o di morte, ma che comunque riguarda solo ed esclusivamente me.

Il 90% delle volte riguarda lui.

E allora questo pomeriggio.

Immaginate la scena e il mio sguardo spazientito che accompagna la voce con la quale stancamente dico:

- All
ô-oui-pronto?

E dall'altra parte:

- ... Buonasera.


- Buonasera, dico io. Con chi parlo?

- Sono
Antonio Tabucchi.


Ecco.


Sempre per lui, le telefonate.


venerdì 7 novembre 2008

Caen di mattina

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La rue Saint-Sauveur (photo by @rteJS)

Di questi giorni, sotto il crachin...
Amo questa via, che è poi quella in cui abito quando risiedo a Caen.

E tanto più mi piace, al mattino, quando ovunque c'è silenzio e odo risuonare i miei tacchi sulla pavimentazione stradale.

Amo quel negozio di cui vedete appena il rivestimento in legno dipinto di celeste: è una libreria che si chiama Memoranda. Vende libri d'occasione e a volte vi si fanno delle piccole scoperte.

D'altronde, la rue Saint-Sauveur è via di librerie e di birrerie, di ristoranti e bar.

E altro, che ora non sto a raccontare.

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giovedì 6 novembre 2008

Dove sono finita?

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Sono al laboratorio.


Mi sfogo un po', poi torno qui.

lunedì 3 novembre 2008

Quiz n. 2 per tutti

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A grande richiesta (per vie sotterranee, mailiche, telefoniche e persino anobiiane), ecco a voi il secondo Quiz per tutti.


Inventore americano.

TIME OVER
LA VINCITRICE È: LaDani.
Il personaggio raffigurato è E. OTIS, inventore dell'ascensore moderno.


Latito un po' di qua, ché sono impegnata... di là, nel laboratorio.




domenica 2 novembre 2008

Come vengono assegnati i premi letterari

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Lo dicevano già loro... (Gassman e Tognazzi)

sabato 1 novembre 2008

Riconciliarsi con Woody Allen

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UGC Défense photo by @rteJS
Finalmente, l'ho visto. Stamattina, nella multisala della Défense, situata accanto al Dôme e alla Grande Arche (ché per arrivarci, nemmeno il Tom Tom ci riusciva, nel dedalo dei parcheggi sotterranei...).

Vicky Cristina Barcelona
.

Lo dico subito: film bellissimo, sublime. Mi sono riconciliata con il cinema di Woody Allen.
Certo, un gran merito lo ha anche la Spagna [quando esci dalla sala, la prima cosa che ti viene da dire è: Voglio andare a Barcellona! (mio marito) Voglio andare a Oviedo! (io)].

Altra parte di merito, l'hanno gli attori. Non ho mai granché amato Javier Bardem - l'avevo visto in Tacchi a spillo, se non erro - (nel film di Allen, è il pittore Juan Antonio Gonzalo). E sì che una mia amica italiana, sempre a dirmi: Ah, Javier Bardem, che uomo! (Ed Anna, lei, con Benicio del Toro). A me gli ispanici, non piacciono.
E replicavo, come la Vicky del film, fosse l'ultimo uomo della terra, non sarebbe il mio genere.
Invece, confesso che la mascolinità di Bardem insieme con una cruda sensibilità iberica, mi sono piaciute immensamente.


Questo pittore "maledetto", così poco comprensibile alla mentalità americana, che ama le donne a mazzi, e parla sempre dell'ex-moglie, Maria Elena (Penelope Cruz) è il perno attorno al quale ruota il film.


Bravissime Rebecca Hall e Scarlett Johansson. La prima nel ruolo di una donna che sa quel che vuole ma che a un certo punto della vita, per un evento inatteso (ce putain de week-end à Oviedo), si chiede se quel che ha scelto è per davvero quel che vuole; la seconda nel sapere montalianamente solo quel che non vuole, senza riuscire a dirsi quel che vuole. Eterna insoddisfatta, dunque. Brava anche Penelope Cruz, a far la spagnola talentuosa (ma matta furiosa), che non se ne va - né mai se ne andrà - dal cuore di Juan Antonio...


E questa Spagna offertaci da Woody Allen (la fotografia è di Javier Aguirresarobe) tutta con colori caldi, è una terra da favola come tutti - americani ed europei - amerebbero vedere.

Il tema è quello della disillusione, del determinismo - non biologico (alla Zola, per intenderci) - bensì "mentale" (socioculturale). E anche il disincanto. L'amore non può tutto. E poi l'amore esiste per davvero, oppure la passione che ci prende alle viscere e non ci fa più vivere non è che l'ennesima falsa illusione della vita e - in ultima analisi - una passade?


La vita può cambiare. Ma la vita non cambia. Siamo tutti inquadrati: nella nevrosi o nella razionalità. Non c'è scampo. L'amore romantico è quello inappagato (lo dicevo anch'io, qui)


Senza scampo, neppure, il modello dell'american life. Se la passione è inaffidabile, se la vita da bohème è senza futuro, lo stile grasso statunitense (bella casa, sport, seratine mondane, tradimenti per rompere la noia) altro non è che una dorata prigione e bene fa il giovane Doug [neosposo di Vicky] a regalare (certo lui inconsapevolmente) una coppia di uccellini in gabbia ad altri americani...


Commedia sì, ma senza happy end. Woody e io siamo sulla stessa linea d'onda.

Unico neo: il titolo del film (che in italiano è l'appena meno banale Mezzanotte a Barcellona).

*

Ecco la bande annonce (inglese sottotitolato in francese) del film:

Io ho una cugina speciale (piccola elegia familiare)

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... che se fosse un alimento sarebbe lo zucchero filato o forse il miele. Sì, il miele, perché lei è "naturalmente" così (dolce, intendo).
Questa mia cugina che non vedo da una vita, ormai la immagino come una bella donna sui 40 anni, ma poiché il mio ricordo risale a tanti tanti anni fa e lo affido ad un'unica foto che la ritrae - ancor più "antica" - continuo a immaginarmela com'era nel '74, postadolescente - anche se la rividi più tardi (perdonerà lei la "demenza precoce" che mi fa confondere le date).
Che cos'ha di particolare la mia cugina milanese, il cui nome significa "boschetto di lauro"?
Ha una qualità per me fondamentale nella vita e nel rapporto con gli altri: la premurosa attenzione affettiva.
Mai ho conosciuto persona che sapesse dire con parole semplici ma tanto più vere (senza affermarle per davvero, ma facendole intuire), il grande amore per i suoi genitori, l'immenso affetto - direi la venerazione - per la sua mamma (sentimento che la mamma si merita tutto, intendiamoci).
E tanto lei, la mamma, aveva un carattere puntiglioso, "grintoso" (quando avevo diciassette anni, mia madre mi diceva che io avevo lo stesso carattere della zia Dea: non vi si può dir nulla, ché subito scattate), tanto mia cugina Lori è smussante, accomodatrice, levigante.

Altre cose ci accomunano - o forse ci accomunavano - : l'amore smodato per l'aceto e la convinzione che le cose come le facciamo bene noi non le fa nessun altro... e gli occhi verdi (ma trasparenti come i suoi, io non li ho avuti mai).

Chissà se la zia è ancora così. Io mi sono smussata parecchio, anche se ho sempre un temperamento grintoso (almeno a parole).

E poiché ora so che mi leggono tutt'e due , dovrò ben decidermi a prendere il telefono in mano e a chiamare... intanto il mio saluto d'amore a loro due e allo zio, in quest'epoca buffamente tecnologica, passa in primo luogo da questo blog.

In regalo, le foto di Briciola (il gattino della mia cugina speciale) e una foto di Gubbio, scattata qualche mese fa.

photo by @rteJS

(P.S. E l'ho preso, poi, il telefono in mano. E ho chiamato. Meglio tardi che mai.)