Quella volta
È ingrassata, Serenella. Il sedere le ballonzola allegramente nel vestito mentre canticchia un motivo spagnolo. Oggi non ha nulla da fare, domani riprenderà la scuola, ma oggi è ancora vacanza…
“Serenella, vieni, la merenda è pronta!”
Una mosca ronza a circolo e s’affanna a venir fuori dalla tenda azzurra che la spinge verso il vetro traditore. Quasi quasi ora l’ammazza. Prende lo strofinaccio con il quale ha asciugato piatti e bicchieri del pranzo di dianzi, poi si ferma. Ha altro a cui pensare, Serenella.
S’annusa il collo bianco a strisce blu dell’abito che indossa. Cerca l’odore di lui. E lui è l’amore. Il suo amore che l’ha presa all’inizio dell’estate, ancora e ancora, giù alla darsena, quand’era buio e nessun pescatore impiccione poteva gettare l’occhio. Per questo non riesce a staccare lo sguardo dalla baia in lontananza. C’è una vela alla confluenza con il canale. Serenella ha quattordici anni e sogna.
I movimenti del pensiero della fanciulla assomigliano a quelli della mosca. Che non viene ammazzata e la scampa, per stavolta. Invece l’acqua è troppo stagnante e perciò lei non la sopporta. Sempre la stessa, quasi immota, come la vita sua e quella di sua madre. Da anni stanno da sole, in una casa troppo grande e troppo austera, dono del nonno, e ogni tanto sparisce un mobile. Serenella ha impiegato anni per capire come. Quand’era più piccola pensava che fossero i fantasmi del vecchio quartiere a fare i dispetti e rubare la roba a sua madre. Poi ha finalmente compreso che la mamma se li vendeva, i mobili.
“Se dovessi fare affidamento su quello che ci passa tuo padre, dovremmo stendere la mano giorno e notte, figlia mia!”
Serenella non vuole finire come sua madre. Non è vecchia sua madre, ma a forza di fare le pulizie alle zitelle del quarto piano, s’è ingobbita e nei suoi occhi ci sono troppi aghi pungenti. Lei no, vuole studiare, laurearsi, divertirsi e poi sì, anche sposarsi, un giorno, non subito però. Con Vito, certo, anche se forse la madre non sarebbe d’accordo perché in paese si dice che il padre di lui non sia una brava persona. “Gli uomini sono immondizia, figlia, spazza bene negli angoli della tua casa”, è il ritornello della mamma. Mica tanto: fare l’amore con Vito era stato come avere la casa in disordine, i cuscini con le piume che volano in alto e poi cadono a terra, i maglioni e le gonne sul letto, l’acquaio grasso e maleodorante e alla fine ritrovarsi forchette e forchettine tazze e tazzine piatti e piattini, tutto allineato ben bene in fila brillante e sgrassato.
Quando Vito tornerà dalle vacanze, riprenderanno a fare l’amore. Dovranno trovarsi un altro posto: d’inverno alla darsena soffia forte il vento. Ora però c’è ancora la vivida luce dell’estate, quella che posa un velo sulla nostalgia del cuore.
“Serenella, vieni, la merenda è pronta!”
“Vengo, mamma. L’hai messa la marmellata di fragole?”
Non lo sa ancora, ma teme l’appetito che da qualche giorno la perseguita: sarà mica incinta?
Rassicurati, figlia, queste cose succedono la prima volta ormai solo nei romanzi: come quella mosca, per questa volta l’hai scampata.
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