sabato 22 marzo 2008

Gabbiani (ovunque, ve ne sono)


Se è vero che né di venere né di marte si dà mai principio ad arte, è pur vero che il principio c’è stato di lunedì. Lo dico sempre che ad esser grintosi, ci si guadagna. La combattività ha sortito i suoi effetti: il microonde è arrivato e hanno inviato una donna delle pulizie a lavare le scale e smacchiare la moquette.

Fatto sta che anche oggi tira un vento tremendo. Poi dicono la Bora o il Mistral. Qui si usa distinguere il tipo di vento che soffia. C’è vento e vento, insomma.

Eh, oggi è vento di mare!” oppure: “Vento di terra, questo…”. Giuro che non ho ancora capito la differenza (1). Chi non avesse pratica di mare nordico francese, potrebbe obiettarmi che posso riconoscerlo dall’odore. Un corno: dalla Manica mica viene quell’ aromatico effluvio come nelle zone del Mediterraneo. Ché in Italia, per esempio, è proprio un profumo: sa di sale, di iodio, di pino, di cielo e di acqua. In Provenza porta con sé anche la fragranza della lavanda e in Corsica quelle di rosmarino e salvia.

Sulle coste normanne e bretoni, il vento – non lo si può di certo definire brezza – che soffia imperterrito non ha odore. Come da bambini ci insegnavano per le particolarità dell’acqua e noi ripetevamo a memoria: “inodore, insapore, incolore”. Puoi applicare la proprietà transitiva, te che leggi.

Non so se hai avuto stessa impressione per altre acque. Naturalmente, al posto dei piccioni, qui ci sono i gabbiani.

Naturalmente, rompono uguale.


(1) Queste cose le ho scritte un anno fa. Ora comprendo anch'io la differenza. Ieri, ad esempio, tirava vento di mare.

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