Questo messaggio, inviato a una ex-studentessa dopo una sua prima traduzione da professionista, lo rivolgo idealmente a tutti coloro che "da grandi" vogliano fare i traduttori.
***** cara,
Non ricordo se tu fossi presente al discorsetto che faccio ogni anno al corso di traduzione. Se sì, ti tocca risentirlo (cioè, leggerlo ora).
Due sono i modi di affrontare la traduzione, tre i risultati.
Il primo modo (piano A) privilegia la langue cible, la lingua d'arrivo. Privilegia il lettore, che non avrà mai l'impressione di leggere un testo tradotto. Io la chiamo la strategia dell'autostrada a 180 orari.
Il secondo modo (piano B) privilegia la langue source (o sourcière - come va di moda dire oggi - e non a caso si crea la paronimia: sourcière-sorcière). Il lettore sentirà che c'è un'asperità nel testo, che qualcosa non torna, avverte sempre una fragranza straniera. Io la chiamo la strategia della cunetta o dosso.
Ma ho scritto che i risultati sono tre. Perché nella realtà è assai difficile mettere a punto una sola delle due strategie, segiure una sola delle due strade.
Il traduttore accorto (avisé), si rende infatti ben presto conto che se attua solo il piano A, la lingua di origine sarà depauperata, un po' appiattita, banalizzata; se attua solo il piano B ne uscirà un italiano desueto e a tratti ostico, comunque non un bell'italiano. Sicché il povero onesto traduttore cerca di arrabbattarsi e prende un po' di qua e un po' di là, cercando di non tradire troppo, impegnandosi a restituire nella sua lingua quell'altra, di lingua.
Nel corso del terzo anno, faccio sempre fare una traduzione a contario: per esempio, prendo un brano di Tabucchi tradotto in francese e lo faccio ri-tradurre in italiano. Poi faccio mettere a confronto il migliore risultato con l'originale. Quanto più si assomigliano, tanto più bravo sarà stato il traduttore francese (e se - nel caso di Tabucchi - è lo svizzero Bernard Comment, è bravissimo).
Tutta questa lunga premessa per dirti - dopo aver letta questa tua prima prova - che, a pelle, io sono un traduttore da cunetta (o dosso) e tu da autostrada.
E ora in bocca al lupo per quella che forse sarà la tua carriera. È quel che ti auguro.
La tua (ex-) prof.
***** cara,
Non ricordo se tu fossi presente al discorsetto che faccio ogni anno al corso di traduzione. Se sì, ti tocca risentirlo (cioè, leggerlo ora).
Due sono i modi di affrontare la traduzione, tre i risultati.
Il primo modo (piano A) privilegia la langue cible, la lingua d'arrivo. Privilegia il lettore, che non avrà mai l'impressione di leggere un testo tradotto. Io la chiamo la strategia dell'autostrada a 180 orari.
Il secondo modo (piano B) privilegia la langue source (o sourcière - come va di moda dire oggi - e non a caso si crea la paronimia: sourcière-sorcière). Il lettore sentirà che c'è un'asperità nel testo, che qualcosa non torna, avverte sempre una fragranza straniera. Io la chiamo la strategia della cunetta o dosso.
Ma ho scritto che i risultati sono tre. Perché nella realtà è assai difficile mettere a punto una sola delle due strategie, segiure una sola delle due strade.
Il traduttore accorto (avisé), si rende infatti ben presto conto che se attua solo il piano A, la lingua di origine sarà depauperata, un po' appiattita, banalizzata; se attua solo il piano B ne uscirà un italiano desueto e a tratti ostico, comunque non un bell'italiano. Sicché il povero onesto traduttore cerca di arrabbattarsi e prende un po' di qua e un po' di là, cercando di non tradire troppo, impegnandosi a restituire nella sua lingua quell'altra, di lingua.
Nel corso del terzo anno, faccio sempre fare una traduzione a contario: per esempio, prendo un brano di Tabucchi tradotto in francese e lo faccio ri-tradurre in italiano. Poi faccio mettere a confronto il migliore risultato con l'originale. Quanto più si assomigliano, tanto più bravo sarà stato il traduttore francese (e se - nel caso di Tabucchi - è lo svizzero Bernard Comment, è bravissimo).
Tutta questa lunga premessa per dirti - dopo aver letta questa tua prima prova - che, a pelle, io sono un traduttore da cunetta (o dosso) e tu da autostrada.
E ora in bocca al lupo per quella che forse sarà la tua carriera. È quel che ti auguro.
La tua (ex-) prof.
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