martedì 19 maggio 2009

Come si scrive una lettera. Lezione n. 1


V
olevo fare la spiritosa, intitolando il post The pen is on the table, per ridere delle ovvietà, per sminuire il tono apparentemente (o per davvero) saccente... poi mi son detta:
E se lo spazio tra *pen* e *is* dovesse annullarsi?
E se si pensasse che si tratta di una lezione di inglese (di cui conosco forse - e sottolineo forse - due frasi)?

Ricominciamo, non ci arrendiamo (tanto per citare Lars Gustaffsson).

Questo breve (speriamo) post è dedicato agli incipit delle lettere. Per gli stranieri che hanno altre regole. E per gli italiani che hanno dimenticato come si principia una lettera. O che proprio non lo sanno.


scena film Le fabuleux destin d'Amélie Poulain

Regola n. 1

Quando si vuol (o si deve, per cortesia, per educazione) rispondere a un altrui messaggio, è buona regola rispondere nella stessa maniera.
Sms-sms, telefono-telefono, mail-mail, lettera-lettera.
Si può anche rispondere con un biglietto o una cartolina a una gentilezza altrui di altra materia.
Oppure semplicemente perché si ha voglia di dare un segno di noi a qualcuno.
La buona regola vorrebbe che lo scritto fosse manoscritto (parlo di materiale cartaceo, ovviamente), ma se si possiede una pessima grafia, meglio ricorrere alla scrittura meccanica della macchina per scrivere o pc.

Regola n. 2


Lettera-mail (il caso più ricorrente)
Non potendo personalizzare con la propria grafia, facciamolo con la scelta del carattere.
I più belli sono Garamond e Bookman, per me. Tahoma è amministrativo. Courier scolastico. Giorgia rassicurante. Arial aggressivo. Verdana insipido. E così via.

Passiamo all'impaginazione (e sono ancora solo alla fase formale!).
Molto meglio se la pagina la predisponete in formato giustificato, con interlinea 1,5 (anche se io uso 1, ché scrivo tantissimo). La grandezza del carattere dipende dal carattere stesso (tra il 12 e il 14, direi).

Regola n.3

E veniamo all'incipit, all'esordio, all'appellativo con il quale rivolgervi al vostro interlocutore.

Non state scrivendo una lettera commerciale, ma state comunque scrivendo a una persona con cui non avete rapporti di intimità.
Indipendentemente dal fatto che le darete del Lei, come rivolgersi a questa persona nell'appellativo iniziale?

In Italia, bisogna tener conto del titolo di studio o professionale che la persona ha, soprattutto se è in virtù di quel titolo che voi vi rivolgete a suddetta persona.

Es. Scrivete a:
un funzionario/a,
professore/essa univers. e non,
ingegnere,
ragioniere,
geometra,
avvocato, etc.?

Inizierete con un

Gentile oppure Gentilissimo/a
[eventualmente: Gent. Gent.mo/Gent.ma]

Dott. Dott.ssa
Prof. Prof.ssa,
Rag.
Ing.
Geom.
[tutto per esteso o abbreviato]

seguito dal cognome.

Se il vostro corrispondente non ha titoli di studio o di professione, o ancora se voi ignorate quale (e se ne) abbia, allora - in tal caso - scriverete:

Gentilissimo Signor/Signora Vattelapesca
(Rossi, Bianchi, Neri, Verdi)

No, non vi fucileranno se sbagliate, ma sarete maleducati.
Certo, si può VOLER essere maleducati, ok, ma è meglio evitare di esserlo inconsapevolmente, no?

Nel caso in cui siate dei colleghi, scriverete Gentile Collega (dico la verità, io la formula "gentile collega", la uso alla seconda replica di lettera, mail, biglietto, cartolina).

Basta così per questo primo (e probabilmente) ultimo volet.
Noioso, noiosissimo.
Però magari a qualche straniero o straniera sarà servito.

Dimenticavo: Se vi rivolgete a quello che per voi è un Maestro (regista, scrittore, poeta, scienziato), avete due possibilità, potete scrivere:
1. Caro Maestro (incipit da ammiratore)
2. Gentile XY (nome + cognome)

__________

N.B. Egregio e Distinto oltre a fare un po' "vecchiotto", sono propri della corrispondenza commerciale, non di quella personale.


5 commenti:

Clode ha detto...

Quando ho scritto la tesi per la laurea triennale mi capitava ovviamente spesso di scrivere e-mail al mio professore (di estrazione polacca nato in Inghilterra) e iniziavo con Gentile professore, aggiungevo quello che era materia del mio lavoro, e concludevo "ringraziandola sin da ora per la pazienza e la disponibilità, cordiali saluti...".
Insomma ci mettevo un po' per scrivere il tutto perchè volevo essere formale (lo ammetto) ed educata. Le risposte che ottenevo?!

"Claudia, mi pare vada bene, continuiamo. JF"
Ti giuro, era frustrante!
;)

Gabe ha detto...

L'importante è ricordarcia chi scriviamo, che cosa e perché. In fondo, è come in casa, quando si chiede il sale. Uno dice semplcemente: "Mi passi il sale?" o addirittura "Me lo passi?". Il "per favore" è facoltativo. In un pranzo ufficiale invece tutto cambia: l'allocutivo di cortesia, la formula "per favore" aut similia, ecc. sono obbligatori. E magari non lo si chede nemmeno di passarci il sale per timre di sembrare sfacciati! Molti invece scambiano la posta elettronica per casa propria e dunque trascurano la buona educazione.
Quanto ai rapporti con i professori, ai miei tempi era già tanto se si presentavano nell'ora di ricevimento, dunque l'idea di scrivere lro una lettera elettronica ci sarebbe parsa come pura fantascienza.
Ma non inganni la facilità della tecnologia: baroni erano e baroni sono ancora oggi. E dunque ci tengono alle buone maniere. Il che non vuol dire che le rispettino loro per primi. Anzi! Quando poi passano al "tu" con le studentesse, non è detto che lo facciano per maleducazione. Il campo delle ipotesi al riguardo è un po' più vasto. Ma taccio perché: absit iniuria verbis!

Stella ha detto...

interessante Gabe, quel che scrivi...d'accordo con te...

giardigno65 ha detto...

bellissimo video, commovente

Anonimo ha detto...

Giardigno: stai postando i tuoi commenti nei post sbagliati. :)))

Jacqueline da altro computer