mercoledì 27 giugno 2012

Pubblicità animali & uomini: il caso francese

È considerata la pubblicità più amata dai francesi. Viene continuamente proiettata sugli schermi cinematografici prima dell'inizio di un film. Personalmente, sono molto critica con tale pubblicità. E non per i motivi che hanno spinto la censura francese a proibirla in tv (la scena 
con il  puma), per via dell'esplicita allusione al rapporto gay tra l'animale e l'uomo. No. Quel che mi disturba profondamente è la scorretta zoofilia (puramente sessuale) e l'immagine (falsamente ironica) dei clichés più «modernecci» della sensualità. Esempio: le femmine (siano esse pinguini o iene) sono ammiccanti, seducenti e svestitissime. Non parliamone se poi si tratta di una cerva (anzi, a ben guardare, una femmina di daino)! Essa può essere madre (di umani) in uno spot e femmina che fa impazzire i vecchietti in un altro spot. Guardare, per credere, le foto qui di seguito: 




Qualcuno si chiederà: ma come, l'espressione (ma belle/chère/petite) *biche* si usa come termine affettuoso rivolto a una donna o come connotazione fisica: cou de biche, yeux de biche... (collo/occhi di cerbiatta, si direbbe in italiano)... Sì, ma *biche* in un vecchio argot sta anche a indicare la mantenuta (*femme entretenue*, recita il Trésor de la Langue Française).  E allora vedrete che l'immagine del vecchietto che tiene sulle ginocchia la cerva dalle mammelle alla Jessica Rabbit diventa più che eloquente. Per non parlare del ragazzino che appoggia il capo sulle tette della giraffa coi tacchi a spillo e beve dalla cannuccia Or***ina come se fosse il seno materno... Una specie di precoce iniziazione con un retrogusto di incesto Giocasta-Edipo. 
È acclarato che siamo diventati una società pilofoba: abbiamo in odio i peli in eccesso, se non addirittura i peli tout court. Motivo per cui la scelta di mostrare gli animali antropomorfizzati all'eccesso ma nel contempo esaltati nella loro pelosità animale produce un'immagine in grado di provocare un certo choc (di certo voluto) nello spettatore. 
L'orso «nudo» (?) sull'affiche ostenta una foglia di fico tridimensionale, mentre ammicca invitante e si passa la lingua sotto quel tartufo che indica il naso animale. Un orso è naturalmente nudo (ovvero vestito della sua pelliccia), ma se gli si mettono addominali a tartaruga di giovane maschio dei nostri giorni e una foglia di fico sostanziosa, ecco che di colpo esso è nudo.
E taccio delle bottigliette di aranciata che esplodono come tappi di champagne, con relativa allusione all'eiaculazione maschile, mentre torme di discinte zebre cavalcano dette bottigliette. 
Terminerò con l'immagine finale della pubblicità che viene distribuita nelle sale cinematografiche: quella dell'uomo che guarda la tv insieme con una pecora, dopo che si sono scambiati effusioni amorose, come attesta uno stereotipato bacio stampato sulla guancia del protagonista umano. L'immagine non è nuova: qualcuno ricorderà un vecchio film di Woody Allen, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (e non avete mai osato chiedere) se vogliamo più creativa, in cui si vede un sognante (soddisfatto) Gene Wilder nell'atto di fumare una sigaretta, a letto, con accanto a sé la pecora che ama.


Quel che mi dà profondamente fastidio è il falso tono ingenuo, infantilistico, con il quale vengono veicolati messaggi (neanche subliminali) di zoofilia nel senso di promiscuità sessuale con animali. Gli animali sono antropomorfizzati, le intenzioni degli umani sono chiaramente zoomorfizzate. Ma in Francia questa pubblicità fait un carton, cioè ha un immenso successo. Ma a quale pubblico è destinata? Chi beve quella bevanda che di arancio ha solo una parte del marchio? 











1 commento:

Paleomichi ha detto...

l'ho vista da poco al cinema e devo ammettere che ha dato molto fastidio anche a me!