Tempo di vacanze. Finite di già le mie, ho avuto la bella idea di mettere in ordine alcune carte del passato che tenevo in un inutile scatolone.
Tra le altre cose, ho trovato un biglietto da visita che mai più utilizzerò ma che potrebbe essere utile a chi mi legge.
Si tratta di un gîte normanno.
Ma che cos'è un «gîte»??
L'origine etimologica attesta che proviene dal verbe «gésir», di cui oggi usiamo usualmente il presente alla terza persona che non è proprio una meraviglia (Ici gît = qui giace). Insomma, sarebbe un luogo ove giacere, riposare, dove alloggiare temporaneamente. In ultima analisi: alloggio.
Però però. Perché non chiamarlo allora casa-vacanza, stanza, appartamento aut similia? È attualmente il modo in cui i francesi resistono agli attacchi dell'inglesissimo e internazionale B&B. Già perché un gîte touristique è tutto sommato un « établissement tenu par l'habitant, accueillant chez lui des visiteurs de passage, dans des chambres meublées», la colazione (così come il padrone di casa) è inclusa. Un B&B.
La differenza sta forse nel fatto che i gîtes sono sempre casette particolari e in particolari villaggi.
Torniamo al mio biglietto da visita: quello che ho ritrovato appartiene a Monsieur Tenel (anche se noi vedemmo solo una signora Tenel) proprietario di una casa normanna a due piani lungo la strada di Honfleur (la patria di Erik Satie), a Cricqueboeuf.
Suggestivo il gîte, una ciofeca il caffè naturalmente fatto con la chicorée (caffè di cicoria, come in tempo di guerra), amarissimo. Quando andai io, era l'estrema risorsa di chi si trova per strada e non ha un albergo dove andare. Ergo, costava pochissimo.
Oggi sotto agli 80 euro non trovi niente, ma sono posti chic-issimi.
Comunque, nel caso: M. Tenel (o chi per lui), route de Honfleur, Cricqueboeuf (in Francia: 02 31 87 24 72, se ancora valido). Honfleur, poi, è meravigliosa.
Ora posso strappare il cartoncino.
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