A chi mi dice che la realtà di oggi - soprattutto nei film cinematografici - è pornografia, è zeppa di scene lubriche che oltraggiano il pubblico pudore, vorrei replicare che in molte favole classiche, nella versione originaria, si faceva pubblico ludibrio del cosiddetto senso del pudore.
Si pensi alla tenera Rosaspina (ribattezzata Aurora da Disney), alla favola che tradotta (male) dal francese è diventata La bella addormentata nel bosco (1697): la favola scritta da Perrault è in realtà una trascrizione della fiaba Sole, Luna e Talia (1634) di Giambattista Basile, a sua volta trascrittore (forse) di Perceforest (1340), e anche l'anonimo bretone era forse il traduttore di qualche greco... mi fermo qui.
Il principe si avvicina alla principessa addormentata e con un bacio che le sfiora le labbra la sveglia... si legge nella favola di Perrault.
Macché casto bacio che risveglia la bella addormentata! Macché risveglio!
Talia, la casta fanciulla, viene avvicinata da un re e non da un principe.
Il re in questione è sposato.
E come biglietto da visita lascia il suo seme nel ventre dell'ignara fanciulla.
Non vi viene in mente Von Kleist?
Lui la stupra.
È meno grave perché lei non se ne accorge, forse?
È meno grave perché lei non se ne accorge, forse?
Nove mesi dopo nascono due gemelli (Sole e Luna). Ma tanto lei dorme ancora...
Ecco queste erano le fiabe. Altro che il mondo edulcorato di Hollywood.