Raramente me ne giunge uno che mi rimanda con la mente al tempo dell’atletica leggera, quando militavo nelle file del CUS ROMA.
La mia specialità erano gli
Non fu una vocazione, né un dono di natura.
Volevo fare uno sport e non c’erano soldi in casa per frequentare piscine o corsi a pagamento qualsiasi. Fossi stata un ragazzo, avrei dato calci a un pallone. In alternativa, avevo un amico (Rino. Oggi è professore di educazione fisica) che correva per il Don Bosco di Roma e si allenava con Mr. Bianchi, ex maratoneta, sulle piste del Tre Fontane, all’Eur. Andai anch’io.
Fui sottoposta a un test di velocità. 100, 200, 400. Non ero una velocista di natura.
In questi casi, inutile perdere tempo, non migliorerai mai. Ma avevo una bella falcata, un fisico longilineo: provammo cogli 800. Divenne la mia gara.
Ho fatto tutte le gare che occorreva fare: provinciali, regionali, nazionali.
Ho corso anche il cross. Corsa campestre, si diceva all’epoca. Ebbi l’onore di gareggiare con Gabriella Dorio (una gran donna).
La mia dieta era di 5000 calorie al giorno, mi feci gli addominali e possenti muscoli sulle cosce e sui polpacci.
Macinavo chilometri su chilometri. Sempre in slip, scarpe da corsa e quelle chiodate (tutto Adidas, e gratis: un lusso, per me) con magliettine attillate giallo CUS, tuta azzurrissima con una banda gialla lungo le braccia e le gambe (e chi se la metteva mai? Per questo, lo sport mi regalò i reumatismi). E infine la sacca della società, l'immensa (a me pareva tale) sacca blu con il marchio CUS ROMA in giallo (da giovani, si è contro tutto e parallelamente - ossimoricamente - si vuole appartenere a un gruppo, far parte di una comunità).
Quando ebbi in dotazione tutto ciò, mi parve di toccare il cielo con un dito, per la felicità.
Non ricordo le diete, né le sudate.
Ricordo il terreno sotto ai miei piedi
l’odore dell’erba bagnata
le lezioni scolastiche ripetute ad alta voce correndo
quelle sui libri nel percorso del tram e nel 93 (poi 671)
i permessi dei proff del mio liceo per svolgere i compiti scritti di tutta una settimana concentrati nella domenica pomeriggio
il guaio di essere andata in iperallenamento, con conseguente caduta durante una batteria di 10x200 e rottura dello scafoide (mano destra)
le gare col gesso, i compiti in classe col gesso
le gare non vinte
alcune medaglie (da secoli perdute nello sgabuzzino della casa materna)
un giudice dire che ho un bellissimo passo
la forza di volontà a non mollare mai
l’assoluta mancanza di ambizione, ma la tenacia di non smettere
le chiacchiere con le amiche col cuore in mano (Tamara Pamich e Chiara Castellani: l’una figlia del grande Abdon, oggi divenuta medico sportivo; l’altra medico volontario prima in Nicaragua e poi in Africa)
gli innamoramenti sulle piste
l’assoluta assenza di pudore (amavamo il nostro corpo; se fossi dovuta uscire dagli spogliatoi nuda, non mi sarei vergognata granché)
la fatica
il vento, la pioggia, il caldo, la grandine
e dopo 5 anni di questa vita, la consapevolezza che non sarei diventata una campionessa mondiale.
Infine, l’abbandono.
Non ho più corso.
Se non appresso agli autobus.
Anche tu Proustiana! Bene, bene!
RispondiEliminaMi interesserebbe la dieta da 5000 calorie. Così, solo per sognare. Io ormai sono ridotta ad un pugno di riso anche scondito.
Bella la foto.
Mbciù!
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RispondiEliminaBaci a te.
RispondiEliminaTra un po' passo anch'io al pugno (di riso).
(Non avevo capito il riferimento a Proust, poi ho riletto il testo. Già, per lui era il sapore; con me funziona a odore..)
Bellissimo leggere le tue gesta sportive! Fibre rosse anziché bianche dunque, eh?
RispondiEliminaE poi Gabriella Dorio, quante emozioni ha dato anche a me vederla correre..
Ma sei una donna dalle mille sorprese (questo però mi sa che te l'ho già detto)
Guarda, Bart, io non corro più da 30 anni, ma ogni tanto, quando provo, un'oretta la faccio senza problemi...
RispondiEliminaSolo che temo d'esser sopraffatta da un'ondata di emozioni, tornando a correre (cosa che farò a breve, su e giù per il parco di Saint-Cloud, come sai).
Fibre rosse, certo.
RispondiEliminaSai che ancora oggi ho "il colesterolo dell'atleta"? Quello "buono".
Il medico che mi legge le analisi e non conosce il mio passato sportivo mi fa: "Ma come fa?"
Ed io mi chiedo: "Ma come faccio?"
;)))
Si si, conosco il colesterolo buono dell'atleta.
RispondiEliminaMa pensavo al parco di Saint Cloud: chissà la felicità di Mustang quando lo porterai a correre... :-)
che bella!
RispondiElimina(5000 calorie? urgh)
Fiamma:
RispondiEliminasi son tutti scandalizzati (e hanno ironizzato sulla) alla fantanotizia delle 12000 calorie pro die di Michael Phelps...
Ma se io, semplice atleta, ne assumevo 5000, lui - otto volte medagliato olimpionico - non può prenderne 12000?
;)
fa paura la quantità di roba che fanno 12000 calorie!
RispondiEliminaSì, ma guarda che a farne 5000 ci vuole niente.
RispondiEliminaPer me è una balla il dettaglio del cibo (tipo mezzo chilo di pasta a pranzo e mezzo chilo a cena, per es.) che hanno snocciolato... per arrivare a 12000.
se nel post clicchi su "5000 calorie", si apre un contacalorie.
RispondiEliminaIo non so che cosa significhino 5000 calorie, tanto meno una corsa di un'ora - oggi come anche a 18 anni - pero' sono rimasto colpito dalla foto: che bellissima ragazza! e che sguardo angelico! Lasciamo perdere il colore delle fibre: c'è talora una docezza negli occhi che - come direbbe padre Dante - "intender non puo' chi non la prova". Gabe
RispondiEliminaChe bel post!
RispondiEliminagrazie, Isotta! :*
RispondiEliminaGabe: tu sei di parte!
RispondiElimina;)))
Mentre leggevo mi sembrava appropriato come sottofondo questa canzone
RispondiEliminahttp://testidicanzoni.wordpress.com/2007/01/29/la-leva-calcistica-della-classe-68-de-gregori/
Marco
Anticipandola di 10 anni, però (visto che la mia è la classe '58)!
RispondiEliminasono arrivata proprio per caso su questo blog, dopo aver letto il tuo immediato e semplice post, mi asciugo lacrime di commozione... forse perché mi ha ricordato i miei allenamenti di atletica quando ero ragazzina, il tartan bollente in estate delle tre fontane, lo sforzo degli ultimi metri, l'elasticità che sentivo nel mio corpo. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a te
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