La traduttrice incontra l'autore che ha tradotto
Cioè io, me, proprio in persona personalmente.
Non è la prima volta, ma mi era capitato sempre con donne. Invece, prossimamente, incontrerò il mio autore, il mio primo-autore-uomo-tradotto-vivente, insomma quello che propongo da un bel po' di tempo.
Una sua novella, la pubblicai facilmente per Linea d'ombra (rara rivista che paga - o perlomeno, pagava), quasi dieci anni fa. La seconda novella, che amavo di più, ha conosciuto invece una storia bislacca: ha stazionato sulla scrivania di varie "addette" alla pubblicazione in riviste virtuali e cartacee.
L'ultima volta, per due anni, pazientemente chiedevo rilanciavo e attendevo mentre mi veniva detto - di sei mesi in sei mesi - Nel prossimo numero, uscirà nel prossimo numero...
Col tempo, avevo poi dimenticato novella e traduzione: un file perduto in mezzo ad altre centinaia di file del mio pc.
Giorni fa ho rimesso in ordine la mia libreria. Scivola a terra un foglio: è l'autorizzazione dell'editore a far pubblicare QUELLA traduzione senza pagarne i diritti.
Se penso a quanto m'ero battuta, per ottenerli! (Credo sappiate che i diritti di traduzione si pagano).
E allora, a un tratto, mi dico: E no, stavolta la novella dev'essere pubblicata! Mentalmente ho anche aggiunto un'espressione poco raffinata, capirete quale.
Sicché ho scritto a un'amica (non mi piace chiedere e in genere non chiedo mai per me stessa, ma stavolta ero determinata).
L'amica mi dà alcuni indirizzi. Sono una corretta: mando una proposta per volta. Poi quando vedo che non mi viene risposto, mi dico che è ora di farla finita di essere troppo corretta.
Mando a un'altra rivista. Qui, una responsabile mi risponde subito: le piace, la pubblica.
Però vuole anche l'autorizzazione dell'autore.
Sicché Jacqueline torna alla carica.
Ri-contatta l'autore sperando che non la mandi all'inferno (troppe volte gli ho millantato la pubblicazione di QUESTA novella).
E invece l'autore spedisce il consenso e l'invita a cena.
E ora lo incontrerò. Si parlerà di tutt'altro, attorno alla tavola, con la sua coniuge.Non è la prima volta, ma mi era capitato sempre con donne. Invece, prossimamente, incontrerò il mio autore, il mio primo-autore-uomo-tradotto-vivente, insomma quello che propongo da un bel po' di tempo.
Una sua novella, la pubblicai facilmente per Linea d'ombra (rara rivista che paga - o perlomeno, pagava), quasi dieci anni fa. La seconda novella, che amavo di più, ha conosciuto invece una storia bislacca: ha stazionato sulla scrivania di varie "addette" alla pubblicazione in riviste virtuali e cartacee.
L'ultima volta, per due anni, pazientemente chiedevo rilanciavo e attendevo mentre mi veniva detto - di sei mesi in sei mesi - Nel prossimo numero, uscirà nel prossimo numero...
Col tempo, avevo poi dimenticato novella e traduzione: un file perduto in mezzo ad altre centinaia di file del mio pc.
Giorni fa ho rimesso in ordine la mia libreria. Scivola a terra un foglio: è l'autorizzazione dell'editore a far pubblicare QUELLA traduzione senza pagarne i diritti.
Se penso a quanto m'ero battuta, per ottenerli! (Credo sappiate che i diritti di traduzione si pagano).
E allora, a un tratto, mi dico: E no, stavolta la novella dev'essere pubblicata! Mentalmente ho anche aggiunto un'espressione poco raffinata, capirete quale.
Sicché ho scritto a un'amica (non mi piace chiedere e in genere non chiedo mai per me stessa, ma stavolta ero determinata).
L'amica mi dà alcuni indirizzi. Sono una corretta: mando una proposta per volta. Poi quando vedo che non mi viene risposto, mi dico che è ora di farla finita di essere troppo corretta.
Mando a un'altra rivista. Qui, una responsabile mi risponde subito: le piace, la pubblica.
Però vuole anche l'autorizzazione dell'autore.
Sicché Jacqueline torna alla carica.
Ri-contatta l'autore sperando che non la mandi all'inferno (troppe volte gli ho millantato la pubblicazione di QUESTA novella).
E invece l'autore spedisce il consenso e l'invita a cena.
Eppure, c'è un'intimità strana che nulla a che fare con il sesso: il fatto è che quando una (la sottoscritta) perde le ore a cercare le parole giuste per restituire l'altrui testo letterario, deve per forza cercare di penetrare l'autore e con ciò stesso la persona.
Naturalmente parleremo d'altro mentre penserò ad aggettivi, avverbi, virgole, sinonimi e verbi.
Parole pensate.
Le sue, le mie.
P.S. Dimenticavo. Il mio autore, oltre all'autore, fa il traduttore.
* * *
Clode, hai ragione. Ho provato a inserire il traduttore automatico in francese: il mio testo è illeggibile!
RispondiElimina(Sto in una botte di ferro) :D
Spaccins' ma LUI CHI È?
RispondiEliminaAvvincente come un thriller. PERO' GENERALMENTE ALLA FINE DEL ROMANZO, VIENE DETTO CHI E' L'ASSASSINO, BESTIA!
RispondiEliminaNo, io baro e non lo dico.
RispondiEliminaMarè, non hai capito che è un romanzo feuilleton? A puntate!
RispondiEliminanecessita di verificare:)
RispondiEliminamolto intiresno, grazie
RispondiEliminaPerche non:)
RispondiEliminaleggere l'intero blog, pretty good
RispondiEliminaLa ringrazio per Blog intiresny
RispondiEliminaleggere l'intero blog, pretty good
RispondiEliminaPerche non:)
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