domenica 22 marzo 2009

Il principe ballerino, Re per una notte

Che Paese è quello in cui una trasmissione basata sul ballo nel quale si cimentano (con risultati disparati) goffi e improvvisati ballerini fa 60% di audience perché i neofiti ma giudiziosi alunni di ballo sono persone più o meno conosciute (e forse anche perché ognuno di noi vorrebbe saper ballare come un professionista)?

E che Paese è quello che incorona per la vittoria finale un principe, sia pure non esercitante le sue funzioni, come Emanuele Filiberto?

È una cosa negativa oppure positiva?
Significa che il Paese lo vede alla stregua di un attore di telefiction, di un imitatore o di un ex-calciatore famoso per la bellezza?
E lui che pensa? Il suo è un escamotage per conquistare i suoi futuri sudditi prima di tutto attraverso il cuore? Oppure è davvero un fanciullone cui la vita ha dato tutto e nel cervello non ha niente altro che un desiderio smodato di popolarità?

Chi ci capisce è bravo.
Vediamo che succede quando Berlusconi non ci sarà più (oh, persino Mussolini non è andato oltre i 22 anni di comando!).
Vediamo se Fini sarà l'alternativa (mi sento male a dirlo, ma tanto vale essere pragmatici).
E la sinistra? Sarà definitivamente morta, come dice Benigni: si ridurrà a un'indicazione di direzione stradale?

Intanto speriamo di esserci, per vedere.
Intanto proprio non sono riuscita a seguirla, la trasmissione. Meno male che c'è yahoo con 'ste notizie importantissime...

Ma forse sarebbe ora che ci si desse una mossa, in questo Paese, cui mi ostino a lasciare la P maiuscola.
Lo dice una che neanche ci sta più, in questo Paese, l'Italia.



6 commenti:

  1. ‘A da passà ‘a nuttata - dice una famosa battuta del grande Eduardo. Questo vale anche per noi, italiani di XXI secolo. Ciò detto per mantenere un po' di speranza...

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  2. miei cari amici,che Paese è questo che di "notti" ne ha vissute tante e pare che rifiuti il giorno? forse agli italiani piace sognare piuttosto che vivere la realtà, quindi votano l'uomo dei sogni (pure se sono di bassa qualità). Ma forse ha ragione Bocca, più del 50% degli italiani nel profondo dell'animo sono fascisti e siamo noi, minoranza, che non vogliamo accettarlo.
    Ci manca pure che, dopo quello sul nucleare, venga ignorato il referendum sulla scelta monarchia-repubblica così il ballerino-principe si ritroverà a fare il re!
    Mai avrei pensato 30 anni fa, che la prima pagina di Repubblica del 23 marzo 2009 sarebbe stata dedicata a Fini. Ma questo è, e ci rimane solo un filo molto sottile di speranza.

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  3. Annamaria, cara amica, è che forse è vero il detto "chi di speranza vive, disperato muore".

    Oddio comincio a parlar per proverbi come mio padre!

    Ti ho telefonato oggi.

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  4. Ah, dimenticavo. Citi Giorgio Bocca. Quello che firmò il manifesto degli scienziati razzisti e dette l'adesione alle leggi razziali del 1938 con tanto di firma.

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  5. Bisogna dire che aveva 18 anni, all'epoca ed era un signor(ino) Nessuno. Firmò anche Amintore Fanfani, Giovanni Guareschi, Agostino Gemelli.
    Insieme ai soliti noti, a cominciare da Almirante (che perlomeno era coerente).

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