E allora la debbo proprio raccontare.
Dieci anni fa, mi imbattei nelle pagine di un critico che s'era appena occupato di un autore (Baricco) sul quale stavo scrivendo anch'io.
Mi sembrò preparato - il critico - ma antipaticissimo.
Eravamo entrambi sulle tracce di un ipotesto sotteso (mi riferisco a Oceano Mare). Lui, il critico, aveva scritto che era da ricercare nel quadro di Théodore Géricault, Le radeau de la Méduse. Io pensavo di no, ché mancavano nel quadro cose che secondo me l'autore (Baricco) NON s'era inventato e m'ero convinta che c'entrasse un altro libro.
Mi incaponii e lo trovai, poi, il libro nella biblioteca storica della città di Parigi.
La ricerca faceva parte di una tesi di dottorato francese che poi fui costretta ad abbandonare. La ripresi su altrui insistenza, in Croazia. Mi autotradussi e oggi è un libro.
Nella tesi - come anche nel libro - dicevo in nota che il critico in questione non aveva assecondato fino in fondo la sua curiosità, la quale gli avrebbe consentito di scovare in quel libro (del 1818) la risposta a tutte le sue domande. Amen.
Due anni fa, il destino mi fece incontrare il critico di cui sopra. Il nostro incontro fu piuttosto uno scontro mailico. Io gli feci una richiesta inerente al suo intervento e lui mi rispose in maniera arrabbiata.
Ora, in genere, io sono una che se le si risponde male, l'altro, lo aggredisce. Se può, anche fisicamente e non solo verbalmente.
Invece - insolitamente - risposi seraficamente (e lo lasciai stare).
Lui si accorse di aver esagerato e mi riscrisse pacatamente. Intervenne alla journée d'études da me organizzata, un sorriso qua e là, ma niente di più. Lo trovai però non antipatico e con un pizzico di cinismo, di candido disincanto (non è un ossimoro!), che a me piace nelle persone. Soprattutto negli uomini.
Poi ci siamo riscritti per la pubblicazione degli interventi nella rivista, curata da me, qualche metaforica pacca sulla spalla, così, con sottocutanea e nascente simpatia. E insolitamente, con una me che non si allarga (io mi allargo sempre).
Com'è, come non è - direbbe la mia mamma -, sta di fatto che con qualche perplessità, l'altroieri gli ho inviato il mio volume, spingendomi persino a sottolineare il fatto che nel libro si parla di lui (c'è comunque l'indice dei nomi).
E intanto mi chiedevo: Come la prenderà? Si offenderà? Mi toglierà il saluto?
E invece. Ricevo ieri suo messaggio in cui oltre ai complimenti (a proposito, ringrazio qui Giulio e Paolo), mi dice che bene ho fatto a bacchettarlo, che avevo proprio ragione io, etc.
Mi piace sempre più il suo modo di fare (non vedeteci altro, ché non ce n'è), glielo dico, me lo rende. Io faccio uno strafalcione sintattico a proposito di una sua richiesta di altrui recensione Non voglio farla, ma se me la chiederesti tu..., rettifico prontamente sottolineando il mio italiano degradato, e lui sorride concludendo che a volte una cosa viene pure meglio, con l'italiano sbagliato.
E cita una battuta tratta da Divorzio all'italiana: come dice Daniela Rocca alias Rosalia Cefalù, moglie di Ferdinando (Mastroianni)?
Mi sembrò preparato - il critico - ma antipaticissimo.
Eravamo entrambi sulle tracce di un ipotesto sotteso (mi riferisco a Oceano Mare). Lui, il critico, aveva scritto che era da ricercare nel quadro di Théodore Géricault, Le radeau de la Méduse. Io pensavo di no, ché mancavano nel quadro cose che secondo me l'autore (Baricco) NON s'era inventato e m'ero convinta che c'entrasse un altro libro.
Mi incaponii e lo trovai, poi, il libro nella biblioteca storica della città di Parigi.
La ricerca faceva parte di una tesi di dottorato francese che poi fui costretta ad abbandonare. La ripresi su altrui insistenza, in Croazia. Mi autotradussi e oggi è un libro.
Nella tesi - come anche nel libro - dicevo in nota che il critico in questione non aveva assecondato fino in fondo la sua curiosità, la quale gli avrebbe consentito di scovare in quel libro (del 1818) la risposta a tutte le sue domande. Amen.
Due anni fa, il destino mi fece incontrare il critico di cui sopra. Il nostro incontro fu piuttosto uno scontro mailico. Io gli feci una richiesta inerente al suo intervento e lui mi rispose in maniera arrabbiata.
Ora, in genere, io sono una che se le si risponde male, l'altro, lo aggredisce. Se può, anche fisicamente e non solo verbalmente.
Invece - insolitamente - risposi seraficamente (e lo lasciai stare).
Lui si accorse di aver esagerato e mi riscrisse pacatamente. Intervenne alla journée d'études da me organizzata, un sorriso qua e là, ma niente di più. Lo trovai però non antipatico e con un pizzico di cinismo, di candido disincanto (non è un ossimoro!), che a me piace nelle persone. Soprattutto negli uomini.
Poi ci siamo riscritti per la pubblicazione degli interventi nella rivista, curata da me, qualche metaforica pacca sulla spalla, così, con sottocutanea e nascente simpatia. E insolitamente, con una me che non si allarga (io mi allargo sempre).
Com'è, come non è - direbbe la mia mamma -, sta di fatto che con qualche perplessità, l'altroieri gli ho inviato il mio volume, spingendomi persino a sottolineare il fatto che nel libro si parla di lui (c'è comunque l'indice dei nomi).
E intanto mi chiedevo: Come la prenderà? Si offenderà? Mi toglierà il saluto?
E invece. Ricevo ieri suo messaggio in cui oltre ai complimenti (a proposito, ringrazio qui Giulio e Paolo), mi dice che bene ho fatto a bacchettarlo, che avevo proprio ragione io, etc.
Mi piace sempre più il suo modo di fare (non vedeteci altro, ché non ce n'è), glielo dico, me lo rende. Io faccio uno strafalcione sintattico a proposito di una sua richiesta di altrui recensione Non voglio farla, ma se me la chiederesti tu..., rettifico prontamente sottolineando il mio italiano degradato, e lui sorride concludendo che a volte una cosa viene pure meglio, con l'italiano sbagliato.
E cita una battuta tratta da Divorzio all'italiana: come dice Daniela Rocca alias Rosalia Cefalù, moglie di Ferdinando (Mastroianni)?
Che cosa farebbimo se non ci amaressimo?
Sono contenta che non si sia rovinata un'amicizia in itinere.
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P.S. per Clode: clicca qui e poi clicca all'interno del post (sul qui. Si aprirà una schermata di altro blog, in basso a destra, clicca su "Un oceano pieno di segreti". Ti avviso: devi avere buona vista).
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P.S. per Clode: clicca qui e poi clicca all'interno del post (sul qui. Si aprirà una schermata di altro blog, in basso a destra, clicca su "Un oceano pieno di segreti". Ti avviso: devi avere buona vista).
Serve dire che voglio i dettagli del libro su Oceano Mare?! Del tuo e di quello che hai scovato a Parigi (sperando che ne esista una traduzione...)!
RispondiEliminasono troppo avanti, ho commentato prima che mettessi le immagini dei libri!! (ma mi manca ancora il tuo...)
RispondiEliminaInsomma Claudia ti vuoi proprio far male? Una baricchiana come te (e come me..) rischia di veder distruggere il suo idolo nelle grinfie della spietata Jacqueline.. Che però ha scritto un libro (che non parla solo di Baricco) che è una meraviglia. Io me lo sorseggio ogni sera, con tanto di appunti e desideri di nuove letture che fioriscono a ogni pagina.
RispondiElimina:)))
RispondiEliminaVedi tu se il mio editore si decide a metterlo on line su ibs e bol...
:((((
Dici, Bart?!
RispondiEliminaMa io poi scateno la discussione in un attimo! e scatta il dibattito letterario!!
Jacq, me lo compro pure se mi dici il titolo!
E io infatti l'ho cercato su IBS per vedere se c'era... :-)
RispondiEliminaPer Clode che nel suo blog non ha messo un indirizzo mailico:
RispondiEliminaTorna al mio post e vai al P.S. a te dedicato...
:)))
smigol_83(AT)libero(DOT)it
RispondiEliminaecco il mailico indirizzo!
bella storia, con il momento in cui si è in bilico tra ostilità e cordialità...
RispondiEliminae tutta la ricostruzione intorno al libro è intrigante...
marina
voglio leggerti anche io!
E io voglio dare una botta in testa alla Rubbettino che non l'ha ancora messo on line!
RispondiElimina