Finalmente, l'ho visto. Stamattina, nella multisala della Défense, situata accanto al Dôme e alla Grande Arche (ché per arrivarci, nemmeno il Tom Tom ci riusciva, nel dedalo dei parcheggi sotterranei...).
Vicky Cristina Barcelona.
Lo dico subito: film bellissimo, sublime. Mi sono riconciliata con il cinema di Woody Allen.
Certo, un gran merito lo ha anche la Spagna [quando esci dalla sala, la prima cosa che ti viene da dire è: Voglio andare a Barcellona! (mio marito) Voglio andare a Oviedo! (io)].
Altra parte di merito, l'hanno gli attori. Non ho mai granché amato Javier Bardem - l'avevo visto in Tacchi a spillo, se non erro - (nel film di Allen, è il pittore Juan Antonio Gonzalo). E sì che una mia amica italiana, sempre a dirmi: Ah, Javier Bardem, che uomo! (Ed Anna, lei, con Benicio del Toro). A me gli ispanici, non piacciono.
E replicavo, come la Vicky del film, fosse l'ultimo uomo della terra, non sarebbe il mio genere.
Invece, confesso che la mascolinità di Bardem insieme con una cruda sensibilità iberica, mi sono piaciute immensamente.
Questo pittore "maledetto", così poco comprensibile alla mentalità americana, che ama le donne a mazzi, e parla sempre dell'ex-moglie, Maria Elena (Penelope Cruz) è il perno attorno al quale ruota il film.
Bravissime Rebecca Hall e Scarlett Johansson. La prima nel ruolo di una donna che sa quel che vuole ma che a un certo punto della vita, per un evento inatteso (ce putain de week-end à Oviedo), si chiede se quel che ha scelto è per davvero quel che vuole; la seconda nel sapere montalianamente solo quel che non vuole, senza riuscire a dirsi quel che vuole. Eterna insoddisfatta, dunque. Brava anche Penelope Cruz, a far la spagnola talentuosa (ma matta furiosa), che non se ne va - né mai se ne andrà - dal cuore di Juan Antonio...
E questa Spagna offertaci da Woody Allen (la fotografia è di Javier Aguirresarobe) tutta con colori caldi, è una terra da favola come tutti - americani ed europei - amerebbero vedere.
Il tema è quello della disillusione, del determinismo - non biologico (alla Zola, per intenderci) - bensì "mentale" (socioculturale). E anche il disincanto. L'amore non può tutto. E poi l'amore esiste per davvero, oppure la passione che ci prende alle viscere e non ci fa più vivere non è che l'ennesima falsa illusione della vita e - in ultima analisi - una passade?
Certo, un gran merito lo ha anche la Spagna [quando esci dalla sala, la prima cosa che ti viene da dire è: Voglio andare a Barcellona! (mio marito) Voglio andare a Oviedo! (io)].
Altra parte di merito, l'hanno gli attori. Non ho mai granché amato Javier Bardem - l'avevo visto in Tacchi a spillo, se non erro - (nel film di Allen, è il pittore Juan Antonio Gonzalo). E sì che una mia amica italiana, sempre a dirmi: Ah, Javier Bardem, che uomo! (Ed Anna, lei, con Benicio del Toro). A me gli ispanici, non piacciono.
E replicavo, come la Vicky del film, fosse l'ultimo uomo della terra, non sarebbe il mio genere.
Invece, confesso che la mascolinità di Bardem insieme con una cruda sensibilità iberica, mi sono piaciute immensamente.
Questo pittore "maledetto", così poco comprensibile alla mentalità americana, che ama le donne a mazzi, e parla sempre dell'ex-moglie, Maria Elena (Penelope Cruz) è il perno attorno al quale ruota il film.
Bravissime Rebecca Hall e Scarlett Johansson. La prima nel ruolo di una donna che sa quel che vuole ma che a un certo punto della vita, per un evento inatteso (ce putain de week-end à Oviedo), si chiede se quel che ha scelto è per davvero quel che vuole; la seconda nel sapere montalianamente solo quel che non vuole, senza riuscire a dirsi quel che vuole. Eterna insoddisfatta, dunque. Brava anche Penelope Cruz, a far la spagnola talentuosa (ma matta furiosa), che non se ne va - né mai se ne andrà - dal cuore di Juan Antonio...
E questa Spagna offertaci da Woody Allen (la fotografia è di Javier Aguirresarobe) tutta con colori caldi, è una terra da favola come tutti - americani ed europei - amerebbero vedere.
Il tema è quello della disillusione, del determinismo - non biologico (alla Zola, per intenderci) - bensì "mentale" (socioculturale). E anche il disincanto. L'amore non può tutto. E poi l'amore esiste per davvero, oppure la passione che ci prende alle viscere e non ci fa più vivere non è che l'ennesima falsa illusione della vita e - in ultima analisi - una passade?
La vita può cambiare. Ma la vita non cambia. Siamo tutti inquadrati: nella nevrosi o nella razionalità. Non c'è scampo. L'amore romantico è quello inappagato (lo dicevo anch'io, qui)
Senza scampo, neppure, il modello dell'american life. Se la passione è inaffidabile, se la vita da bohème è senza futuro, lo stile grasso statunitense (bella casa, sport, seratine mondane, tradimenti per rompere la noia) altro non è che una dorata prigione e bene fa il giovane Doug [neosposo di Vicky] a regalare (certo lui inconsapevolmente) una coppia di uccellini in gabbia ad altri americani...
Commedia sì, ma senza happy end. Woody e io siamo sulla stessa linea d'onda.
Unico neo: il titolo del film (che in italiano è l'appena meno banale Mezzanotte a Barcellona).*
Ecco la bande annonce (inglese sottotitolato in francese) del film:
Bellissimo post! Grazie, Artemide!
RispondiEliminaMa come potevi dubitare di Woody? Lui è sempre il più grande - l'ultimo che ci è rimasto - ma purtroppo sono cambiati i tempi, i suoi spettatori sono invecchiati, per i nuovi è troppo avanti con gli anni, e infine ormai chi si occupa di cinema sui giornali e quant'altro è - parole di un altro grande: Paul Auster - un illetterato.
Un cinéphile d'antan
Ehm, non avevo amato l'ultimo, Il sogno di Cassandra (Sogni e delitti, in italiano). E da Celebrity in poi, ne avevo salvati pochi (Criminali da strapazzo, Scoop, Match point).
RispondiEliminaContenta ti sia piaciuta la recensione, chiunque tu sia.
Avevo già voglia di andarlo a vedere, ma adesso ne ho anche di più! Incuriosita dalle tue parole, e speranzosa!
RispondiElimina(adesso devo solo trovare qualcuno che miporti al cinema...)
Clode, calcola che la tua giovane età potrebbe trovare troppo desolanti le conclusioni di Allen...
RispondiEliminaBuon cinema! Ma perché non vai da sola? A me piace immensamente. Me la godo di più. Come al museo.
ci sono una serie di attività che non riesco a fare da sola, una delle quali è andare al cinema... un'altra è prendre il caffè al bar! Il primo l'ho preso la settimana scorsa, perchè avevo necessità di caffeina e non c'erano macchinette a disposizione, ma sennò rinuncio! Così anche il cinema, ho sono in compagnia (basta un'altra persona eh!) oppure rinuncio!
RispondiEliminaClode: :DDD
RispondiEliminaHo superato tutto questo mooooolto tempo fa (ma avevo comunque moooolto più di 25 anni)....
bella recensione, non vedo l'ora di andare a vederlo. io ho adorato match point (tra gli ultimi)
RispondiEliminaps. cinema da soli? è meraviglioso ci vado dall'età di 19 anni, che poi coincide con l'inizio dell'università!
Lu, mi è stato detto da un amico che a lui non è piaciuto perché riproduce un ambiente piccolo (a mio avviso medio-alto) borghese.
RispondiEliminaMa io non rammento film di Woody incentrati sulla classe operaia...
Ma lui volevo probabilmente dire altro. Vero, Véro? ;)