2 stelle alla lingua e 3 alla storia
Ma in realtà, vorrei assegnare 4 stelline al coprotagonista maschile, Stefano detto Tendina.
La storia si fonda su uno spaccato autobiografico dell'autrice, Alessandra Montrucchio (premio Calvino 1995). Come ogni frequentatore narratologico ben sa, l'autore reale non coincide mai con l'autore modello. Ora, è pur vero che se io rientro nella tipologia del narratario ideale, mi ritrovo qui ad essere il lettore reale.
Ok, basta con gli sproloqui echiano-genettiani e andiamo a qualche considerazione.Non mi piace la lingua usata dalla Montrucchio. Non mi piace per tutta una serie di motivi per cui non mi piacciono nemmeno i Baricco, gli Ammaniti, e compagnia dicendo.
Perché - fondamentalmente - una a cui piace la scrittura tersa e profonda di un Silvio D'Arzo non può apprezzare le scorciatoie (slalom linguistici) di un italiano ammiccante, né un frasario che rinvia al "guarda quanto sono figo/a a scrivere come parli anche tu, giovane (?) lettore"...La storia - invece - è carina. E se per davvero fosse anche vera, oserei dire che allora la storia è proprio bella.
Sia lode a Stefano detto Tendina (per come si acconcia la frangetta ai lati della fronte), e con ciò sia lode ad Alessandra Montrucchio per la tenerezza che il personaggio maschile evoca in chi legge.
Se poi la lettrice (la sottoscritta, per intenderci) deve vederci uno "spaccato" della realtà quotidiana, ella stringerà le labbra (che di già non sono alla Claudia Schiffer) e solleverà il sopracciglio (ci prova, costei, senza riuscirvi), interrogandosi se per davvero la realtà italiana descritta e data in pasto a noi lettori sia così miserevolmente superficiale come viene descritta.A 26-27 anni, il problema della protagonista può riassumersi così: se cerca un lavoro (che non trova, poi trova) è fondamentalmente per riguardo alla famiglia di appartenenza; quando non si ha l'Amore, si assomiglia ad una piscina vuota, sicché la palestra diventa il luogo ove annegare la mancanza di punti di riferimento (anzi, finisce per diventare IL punto di riferimento) dell'umanità solitaria (ossimoro voluto). Pertanto, l'innamoramento che una sedicente profonda e anomala (?) quasi trentenne prova verso un quasi sedicenne è il cardine attorno al quale far ruotare la porta della propria esistenza.
Il titolo - Cardiofitness - rimanda (copioeincollo dal glossarietto in appendice al libro) a un insieme di attività fisiche che, con l'ausilio di particolari macchine (cyclette, isostep, tapis roulant, vogatore) permettono di lavorare a un regime aerobico, ovvero a un numero di pulsazioni cardiache al minuto pari al 65% circa del proprio livello pulsatorio massimo.
Che Alessandra Montrucchio si sia limitata al suo personale 65%?
N.B. Ho scritto questa recensione ricorrendo ad ammiccamenti vari: scioltezza, falsa superficialità, piccola dose di cinismo, qualche confidenza di troppo. Vi sarò riuscita?
Sia quel che sia, ora SO perché non vincerò mai il Premio Calvino.
P.S. Scopro solo ora che ne è stato tratto un film. Vedo il volto dell'attore [clicca qui] che impersona Stefano/Tendina. È diverso da quello descritto dalla Montrucchio (biondastro, nel libro), ma è pressoché identico a come lo avevo immaginato io (per la verità, gli avevo dato la faccia di mio figlio. Forse per via delle "tendine" e per quella curva dolce tra la nuca e la spalla...)
Stavo per trasalire: ho sbagliato blog? Ma poi ho letto e ho capito il senso del post - molto ironico e anzi fin troppo severo con la fascia generazionale dell'autrice.
RispondiEliminaUna sola obiezione: ma perché quando lei ha 27 anni e lui ne ha 16 è tutto tanto simpatico e divertente e se succede la situazione contraria - molto più classica - le femministe si incazzano? Uno della vecchia guardia
Perché, appunto, è molto più classica.
RispondiEliminaCambia guardia, senti a me.
Non capisco il tuo tono risentito. Ma com'è possibile? Tu sei sempre così dolce e comprensiva e affettuosa con tutti i tuoi lettori... Aggiungo anche che sei bravissima e susciti in me un sentimento di ammirazione. Va bene: arrossisco per i tuoi giusti rilievi. Brava, bravissima. Che fortuna poter ricevere da te le tue risposte così delicate e profonde. Mi viene da piangere. Ti vorrei abbracciare per la gratitudine. Il primo dei tuoi lettori fedeli. Slurp slurp slurp
RispondiEliminaAh. Ah. Ah.
RispondiEliminaIo intanto provo ad immaginarti, mentre sollevi il sopracciglio... :-)
RispondiEliminaHo visto il film incriminato su Sky un paio di settimane fa, stesso titolo, ma non ho letto il libro. All'inizio mi sono detta "E' la solita vaccata stile Federico Moccia". E pian piano che la storia si svelava, che il plot andava avanti devo dire che un po' mi ha catturato. Tutto sommato non è proprio brutto, anche se insomma, alla fine è una storiella per adolescenti che può dare qualche spunto di riflessione. Se un ragazzo di 26 anni sta con una ragazzina di 16 è un ganzo, se una di 26 sta con un ragazzino di 16 è una deficiente.....alla fine mi pare che questi luoghi comuni possono anche essere infranti.
RispondiEliminaCara Marta,
RispondiEliminaho visto il film a spezzoni su youtube. Lo trovo molto diverso dal libro. Non so dirti se in meglio o in peggio, però.