sabato 1 novembre 2014

Passaggio a sud-sud-ovest (Marocco) 16. In palestra (Things change)

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Odio le palestre, non mi son mai piaciute. Persino quand'ero giovane, atleta e magra (muscolosa, ma magra) ... non le frequentavo. Preferivo farmi gli addominali sul campo d'erba del Tre Fontane.

Ma passò quel tempo.

A oltre 56 anni, con metabolismo attivo al grado pressoché zero, una meraviglia di ipotiroidismo sviluppatosi quest'anno e 75 kg addosso tutti insieme appassionatamente anche se sono rigorosamente a regime, ho preso il coraggio a due mani e mi sono iscritta oggi, proprio oggi (1° novembre, inizio mese), in palestra.

Ora, qui in Marocco, le palestre (per quanto ne sappia io) non sono miste. O sono rigorosamente divise per sesso, oppure i sessi si alternano: 3-4 volte alla settimana gli uomini, 2 volte alla settimana le donne.

Nel mio quartiere, ci sarebbe una palestra sciccosissima per donne occidentali (e che costa come se fossimo in pieno centro di Parigi). Non mi va di pagare tanto, non mi va di essere in un luogo chic, non mi va di essere tra donne come me.

Poi, mio figlio, due mesi fa ha scoperto una palestra più vicina ancora a casa, a buon mercato, frequentata da marocchini e da marocchine.
Certo, più semplice ma più autentica. Il figliolo mi dice che le persone che la frequentano  sono gentili, alla mano, molto cordiali. Lui ci sta molto bene (lui è un fan delle palestre).
Io potrei andare ma.. insomma, due volte alla settimana in un orario impossibile per me, con altre donne. Non trovo mai il tempo.
E io vorrei andare con lui o in altri orari, e magari più volte alla settimana. Glielo ho promesso.

Ma poi il figlio parte. Va a vivere altrove. E la pigrizia prende il sopravvento, come sempre su di me, che sono una donna peraltro attivissima.
palestra Chabab







Ma una promessa è una promessa. E così stamani, mi presento per iscrivermi. Un mese, ché non so se reggo, visto la lombaggine che mi affligge (e la noia che mi procura una palestra).
E già inizio dicendo che ho un problema. L'orario.

Ma la signorina alla réception mi interrompe e mi mostra il nuovo orario.
Questo:

Orario nuovo!

Tutti i giorni dalle 8-8.30 fino alle 22h
tranne il sabato, domenica chiuso, uomini e donne, tous sexes confondus.

Dinanzi alla mia sorpresa (positiva, ma non percepita come tale), il gestore (o proprietario) mi fa:

«Ma Madame, siamo in Marocco!».

E io ne sono felice, Monsieur. Felice.

Ho pagato i miei 300 dhs (27 euro).
Si inizia lunedì. Sperèm bén.


Matrix Ascent Trainer:

martedì 7 ottobre 2014

Passaggio a sud-sud-ovest (Marocco) 15. L'ospitalità marocchina

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Un'europea come me, abituata a sentirsi chiamare per la strada («Madame...»), assillata da continue richieste di denaro, di elemosina, di carità (« Madame, donnez-moi à manger »), spessissimo da giovani, da ragazzetti, talvolta da bambine e soprattutto da donne di qualunque età - sedute a terra, oppure da giovani africane con pargolo sulla schiena avviluppato in una coperta, alle file dei semafori (loro sono una nuova realtà)... un'europea come me, dicevo, rischia talvolta di non saper riconoscere un atto di infinita generosità, di delicatezza e di squisita ospitalità - perché sta sempre sulla difensiva.

L'ospitalità è un tratto distintivo - direi, impresso nel DNA -, del popolo marocchino.

E dunque. Ieri: secondo giorno di festa dell'Eid (o Aid che scriver si voglia), Moussa -  l'infermiere che da due settimane frequenta per cure mediche la nostra casa rabattina -  propone  a me e a mio marito di portarci per cena degli spiedini di montone con il pane speciale fatto con anice e sesamo, come nella tradizione della festa. Il tutto già cotto - appena cotto! - e ben conservato.

Ho accettato titubante, chiedendogli quanto volesse per il disturbo. Mi ha guardato sorpreso (e un po' offeso), rispondendomi che era un suo piacere, e un piacere è gratuito.

Sicché, alle 19h30  locali, si è presentato con piatto, pane, salvietta e spiedini vari appena finiti di cuocere.

Ha condiviso la sua festa con noi. Una lezione di generosità, da parte sua.

Choukran, Moussa, grazie davvero.


P.S. E alla mattina, aveva recato come dono in questa confezione, dei dolcetti al miele e mandorle, tipici di queste parti.

                                           * * *

C'è una nota stonata in tutto questo? Sì. La nostra (mia di mio marito e di una amica italiana) idiosincrasia per il cumino (spezia regina in Marocco), per noi tre, perlomeno, dall'odore e dal sapore rivoltante, ma che spesso condisce i cibi di qui. Spiedini compresi (anche se su quelli di ieri sera ce n'era pochissimo). Alhamdullilah.
[E per conto mio ci aggiungo il coriandolo, che assomiglia a prima vista al prezzemolo (bleah)].

venerdì 12 settembre 2014

I Malavoglia di buona lena

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Difficile è far sì che un giorno non assomigli a quello che è preceduto né a quello che seguirà, difficile è trovare un motivo per rallegrarsi che vada oltre alla gratitudine dell'aprir gli occhi ogni mattina. 
Fortuna che quest'anno insegno i Malavoglia che da tempo volevo rileggermi.

giovedì 4 settembre 2014

Un anno in Marocco

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Un anno è già passato.

Il 1° settembre 2013 atterravo in questa terra per me completamente sconosciuta.


4 giorni dopo, il 4 settembre (un giorno come oggi), prendevo in affitto l'appartamento nel quale tuttora risiedo (e non me ne pento).



Un anno è volato e un altro mi attende ancora (inchallah).
Stavolta, però, c'è accanto a me mio marito e anche il cane.



Mi auguro, je nous souhaite, une excellente année, prima del rientro in Italia.



Inchallah, inchallah, inchallah.

martedì 8 luglio 2014

domenica 6 luglio 2014

I 5 modi di portare il velo

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*Da un'inchiesta a firma Priscilla Maingre.

Le Matin Maroc 22/02/2014


Da quando sono in Marocco, ho avuto modo di osservare che il copricapo indossato dalle donne marocchine (e non) che circolano per la strada si presenta sotto varie espressioni.
C'è anche una certa moda per quel che è della decorazione del velo stesso.

Intanto diciamo che mentre in Italia si usa la parola *velo*, così come in Francia si usa(va) quella di *foulard*, ora si tende a specificare meglio il tipo di velo islamico.

Aiutiamoci con le immagini del ritaglio di giornale [marocchino] che ho fotografato.

In alto, tutto a sinistra, vediamo il  velo integrale, cioè il burqa (la burqa, in Francia), di origine afghana che abbiamo imparato a riconoscere non solo durante il conflitto in quelle terre, ma anche dopo un film iraniano del 2001, Viaggio a Kandahar. Le donne che portano il burqa vedono attraverso una «griglia» di tessuto.

dal film Viaggio a Kandahar (2001)

Esso si accompagna in genere con l'abito (tchadri) dello stesso colore, solitamente nero, blu o celeste. Mi sarà capitato di incrociarne una, di donna vestita così, qui. Ma forse nemmeno.

Quel che ho visto di più coperto - per il momento - in Marocco è il  niqab che mi fa un po' impressione, rendendo le donne un po' come tanti guerrieri ninja... Si vedono solo gli occhi.

immagine n. 2 dell'articolo di giornale


guerriero ninja


Spesso incontro anche donne con il jilbab che copre tutto, tranne il volto, i piedi e le mani. Possono però aggiungersi i guanti per coprire le mani e un velo più o meno trasparente per il volto, il sittar, trasformandosi in niqab.

Ne comincio a vedere anche tra le giovani, prima (si fa per dire: sono qui da 10 mesi) lo notavo solo nelle donne più anziane.

jilbab blu

Se l'abaya - versione saudita del niqab - è obbligatorio (mi dicono) esclusivamente in Arabia Saudita e nel Golfo Persico (gli occhi non si vedono quasi per nulla o si vedono attraverso un fitto velo tipo tulle), poi su internet trovo abaya pakistani stupendi come questi.

Ora non va più di moda la parola tchador (parola persiana, cioè iraniana) - come nell'immagine 3 dell'articolo -,  ma fondamentalmente corrisponde alla base minima del velo, che non è leggero come il velo e lascia scoperto il volto. Viene tenuto fermo con l'aiuto delle mani. 

chador


Ora come ora, in Marocco tra le mie studentesse quel che va di più è il hijab.
Ce ne sono di tanti tipi: appena messo sopra e si intravvedono i capelli, coprendo i capelli e lasciando libero il collo, coprendo anche il collo (immagine n. 4 e 5 del giornale), colorato, fiorato, velato, di lana, di cotone, con spille e spillette, etc.
Eccone un esempio:




hijab turco

Poi ci sono anche le ragazze e le donne che non portano il velo, ovviamente. Portare il velo non è attualmente obbligatorio in Marocco.

la famiglia reale del Marocco



sabato 5 luglio 2014

Passaggio a sud-sud-ovest (Marocco) 14. Hijab

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La ragazza è molto carina. E il velo islamico va molto di moda.

Ecco il tutorial.


Per saperne di più a proposito del ḥijāb
Fonte: wikipedia

Ferrero Raffaello supermercati CARREFOUR MAROCCO

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In genere, so che la Ferrero ritira o sospende i suoi prodotti dolciari a base di cioccolata prima/durante la stagione calda.

In Marocco, in questo momento (siamo in periodo di Ramadan), della Ferrero si trova tutto: i Ferrero Rocher, la Nutella, i Raffaello.
Non si trovano i Pocket Coffee, ma quelli non li trovo neanche durante la stagione invernale.

Avevo voglia di Raffaello, in quanto amo il cocco.
Oltre alla scatola, qui a Rabat, sono reperibili nei supermercati le confezioni da 3 pezzi  (non da 4 pz da 10 g.!!!), ma a dire il vero le praline paiono a me notevolmente più piccole, il costo della confezione è di 12 dhs (un po' più di 1 euro).
(In Italia al supermercato: 4 pz = 1,56 euro).

Produzione: stabilimenti a Varsavia, in Polonia.
Distribuzione in tutto il Maghreb: Egitto, Algeria, Tunisia e Marocco. Ma anche in Siria.

Non c'è obbligo di menzionare valori energetici aut similia.

Comunque buono. Piacere effimero, ahimè.

venerdì 7 marzo 2014

L'edulcorazione nelle favole delle principesse

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A chi mi dice che la realtà di oggi - soprattutto nei film cinematografici - è pornografia, è zeppa di scene lubriche che oltraggiano il pubblico pudore, vorrei replicare che in molte favole classiche, nella versione originaria, si faceva pubblico ludibrio del cosiddetto senso del pudore.



Si pensi alla tenera Rosaspina (ribattezzata Aurora da Disney), alla favola che tradotta (male) dal francese è diventata La bella addormentata nel bosco (1697): la favola scritta da Perrault è in realtà una trascrizione della fiaba Sole, Luna e Talia (1634) di Giambattista Basile, a sua volta trascrittore (forse) di Perceforest (1340), e anche l'anonimo bretone era forse il traduttore di qualche greco... mi fermo qui.


Il principe si avvicina alla principessa addormentata e con un bacio che le sfiora le labbra la sveglia... si legge nella favola di Perrault.



Macché casto bacio che risveglia la bella addormentata! Macché risveglio!

Talia, la casta fanciulla, viene avvicinata da un re e non da un principe.

Il re in questione è sposato.

E come biglietto da visita lascia il suo seme nel ventre dell'ignara fanciulla.

Non vi viene in mente Von Kleist?

Lui la stupra. 
È meno grave perché lei non se ne accorge, forse?

Nove mesi dopo nascono due gemelli (Sole e Luna). Ma tanto lei dorme ancora... 

Ecco queste erano le fiabe. Altro che il mondo edulcorato di Hollywood.


sabato 1 marzo 2014

La moglie di Baldassarre Castiglione

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BALDASSARRE E IPPOLITA OGGI SPOSI



È il 1516: lo sposo ha 38 anni, la sposa 17. Grande sfarzo per la cerimonia nuziale.
È un matrimonio combinato da Isabella d'Este e dalla madre di lui, quello tra l'autore del Cortegiano, il diplomatico e letterato mantovano Baldassarre Castiglione e la nobildonna bolognese,  Ippolita Torelli (poetessa).

Lui le scrive lettere di amore tenero e appassionato quando è lontano da lei. Spesso. 

E nel 1519, scrive: «Serebbe bono ch'io volesse che voi anchor vi facesti dire al papa quanto io amo voi, che certo tutta Roma lo sa: di sorte che ognuno mi dice ch'io sto disperato e di mala voglia, perché non sono con voi»...

Lei dà alla luce tre figli (Camillo, Anna e Ippolita) e muore dopo l'ultimo parto, al'età di 21 anni. Quattro anni dopo le nozze (1520). 

Lui abbraccia allora la carriera religiosa e viene nominato nunzio apostolico (ministro degli affari esteri) in Spagna per conto di  Clemente VII. Ma non era tagliato per fare il "diplomatico" (eran anni di complotti). Muore nel 1529, proprio in Spagna, a Toledo.

Questa è l'epitaffio che Baldassarre Castiglione volle sulla tomba della moglie (nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, fuori Mantova):


 NON EGO NUNC VIVO CONIUNX DULCISSIMA VITAM, CORPORE NAMQUE TUO FATA MEAM ABSTULERUNT, SED VIVAM TUMULO CUM TECUM CONDAR IN ISTO IUNGENTURQUE TUIS OSSIBUS OSSA MEA.

Ora, dolcissima sposa, non vivo per la mia vita, infatti il destino ha strappato la mia con il tuo corpo, ma comincerò a vivere quando con te sarò deposto in questa tomba e le mie ossa si uniranno alle tue.


domenica 26 gennaio 2014

A House is Not (always) a Home

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Però ci proviamo a trasformarla e a farla diventare tale.

domenica 12 gennaio 2014

Passaggio a sud-sud-ovest (Marocco) 13. Biblioteche

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Le Biblioteche che interessano me sono tutte posizionate lungo la stessa strada: tragitto del tram Linea 1.

Prima viene la biblioteca universitaria, Poi viene la biblioteca nazionale (su imitazione di quella parigina)
e infine viene la biblioteca universitaria della facoltà di scienze umane (bella, freddissima e con me sola come consultante).
Bei luoghi comunque ove passare proficuamente il proprio tempo. Peccato siano abbastanza freddi (considerato che di fuori fa quasi caldo).

Ecco le foto di seguito: