venerdì 7 marzo 2014

L'edulcorazione nelle favole delle principesse

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A chi mi dice che la realtà di oggi - soprattutto nei film cinematografici - è pornografia, è zeppa di scene lubriche che oltraggiano il pubblico pudore, vorrei replicare che in molte favole classiche, nella versione originaria, si faceva pubblico ludibrio del cosiddetto senso del pudore.



Si pensi alla tenera Rosaspina (ribattezzata Aurora da Disney), alla favola che tradotta (male) dal francese è diventata La bella addormentata nel bosco (1697): la favola scritta da Perrault è in realtà una trascrizione della fiaba Sole, Luna e Talia (1634) di Giambattista Basile, a sua volta trascrittore (forse) di Perceforest (1340), e anche l'anonimo bretone era forse il traduttore di qualche greco... mi fermo qui.


Il principe si avvicina alla principessa addormentata e con un bacio che le sfiora le labbra la sveglia... si legge nella favola di Perrault.



Macché casto bacio che risveglia la bella addormentata! Macché risveglio!

Talia, la casta fanciulla, viene avvicinata da un re e non da un principe.

Il re in questione è sposato.

E come biglietto da visita lascia il suo seme nel ventre dell'ignara fanciulla.

Non vi viene in mente Von Kleist?

Lui la stupra. 
È meno grave perché lei non se ne accorge, forse?

Nove mesi dopo nascono due gemelli (Sole e Luna). Ma tanto lei dorme ancora... 

Ecco queste erano le fiabe. Altro che il mondo edulcorato di Hollywood.


sabato 1 marzo 2014

La moglie di Baldassarre Castiglione

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BALDASSARRE E IPPOLITA OGGI SPOSI



È il 1516: lo sposo ha 38 anni, la sposa 17. Grande sfarzo per la cerimonia nuziale.
È un matrimonio combinato da Isabella d'Este e dalla madre di lui, quello tra l'autore del Cortegiano, il diplomatico e letterato mantovano Baldassarre Castiglione e la nobildonna bolognese,  Ippolita Torelli (poetessa).

Lui le scrive lettere di amore tenero e appassionato quando è lontano da lei. Spesso. 

E nel 1519, scrive: «Serebbe bono ch'io volesse che voi anchor vi facesti dire al papa quanto io amo voi, che certo tutta Roma lo sa: di sorte che ognuno mi dice ch'io sto disperato e di mala voglia, perché non sono con voi»...

Lei dà alla luce tre figli (Camillo, Anna e Ippolita) e muore dopo l'ultimo parto, al'età di 21 anni. Quattro anni dopo le nozze (1520). 

Lui abbraccia allora la carriera religiosa e viene nominato nunzio apostolico (ministro degli affari esteri) in Spagna per conto di  Clemente VII. Ma non era tagliato per fare il "diplomatico" (eran anni di complotti). Muore nel 1529, proprio in Spagna, a Toledo.

Questa è l'epitaffio che Baldassarre Castiglione volle sulla tomba della moglie (nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, fuori Mantova):


 NON EGO NUNC VIVO CONIUNX DULCISSIMA VITAM, CORPORE NAMQUE TUO FATA MEAM ABSTULERUNT, SED VIVAM TUMULO CUM TECUM CONDAR IN ISTO IUNGENTURQUE TUIS OSSIBUS OSSA MEA.

Ora, dolcissima sposa, non vivo per la mia vita, infatti il destino ha strappato la mia con il tuo corpo, ma comincerò a vivere quando con te sarò deposto in questa tomba e le mie ossa si uniranno alle tue.