mercoledì 30 settembre 2009

Per l'incontentabile (Marella)

(per chi voglia farsi un'idea della Cina, dia un'occhiata qui)

Metto sempre ricette di dolci perché posso farne senza mangiarne. Non mi dedico a (più o meno) elaborate ricette di primi, carne o pesce per due motivi: 1) quelli mi piacciono e non potrei astenermi dal; 2) faccio cose molto semplici.

Tuttavia, proprio perché a volte andiamo di corsa, ma non sappiamo bene che cosa fare di corsa, ecco qualche suggerimento semplice semplice.

E se invece di fare primo secondo contorno etc [cosa che d'altronde non faccio mai], mettessimo a tavola qualcosa di diverso ma ugualmente stuzzicante?

1. Avocado con gamberetti

Tempo di preparazione: si sfiorano i 2 minuti

Calcolate 1 avocado a persona
1 confezione di gamberetti sgusciati e puliti di 250 g (x 2 persone)
sale olio aceto balsamico
eventualmente chili o tabasco

L'importante è che l'avocado sia maturo.
Per esserlo, lo dovete vedere bruno (non verde!), morbido senza essere sfatto e senza ammaccature. Se non sapete quando prepararlo, compratene uno verde, poi lasciatelo maturare in cucina a temperatura ambiente.

Tagliatelo nel senso della lunghezza (come una pera), ricordando che ha un bel nocciolo duro (che non si può tagliare) al centro. Per aprirlo, lo girate come se fosse un contaminuti da regolare (avete presente?).

Con molta delicatezza, togliete con l'aiuto di un cucchiaino il nocciolo centrale.
Disponete le due metà sul piatto, condite con sale, olio e aceto balsamico, aggiungendo (prima o dopo, fate voi) un po' di gamberetti già sgusciati.
Se amate, aggiungete peperoncino tipo chili.
Cucchiaino alla mano svuotate completamente il frutto della sua polpa con gli annessi di cui sopra.


di tutte le foto che ho visto su google,
questa è quella che assomiglia di più
alla mia frittata con spinaci


2. Frittatina con patate, Frittatina con spinaci, Frittatina con zucchine


3 uova da sbattere cui aggiungere della panna liquida, del prezzemolo (solo per la variante con le patate), noce moscata grattugiata, sale.

Lessate gli spinaci/friggete le patate o le zucchine tagliate a rondelle sottili. Insaporite.
Gli spinaci aggiungeteli al composto di uova sbattute e cuocete sulla padella, rivoltando di tanto in tanto; le patate e le zucchine, private dell'eccesso di olio, le lasciate come base sul fondo della padella e sopra vi rovesciate il composto di uova.

Qui ci vogliono un po' più di 2 minuti.

* * *
Stasera ho fatto anche il pane che era finito. Stavolta sul fondo del contenitore al posto della carta forno, ho oliato la teglia. Il risultato è migliore.


venerdì 25 settembre 2009

Rotolo di crema di castagne, cacao e nutella



L'Ardèche, terra dei marrons glacés


Ultimamente amo complicarmi la vita in cucina.
Detesto buttare il cibo.
Avevo in scadenza prossima questo barattolo di crème de marrons de l'Ardèche.
Sicché ho pensato di prepararci un dolce.

Solo che non avevo ricetta.
Non trovavo ricette con la crème (o castagne vere e proprie o farina di castagne).
Alla fine in un ricettario che ho a casa ho trovato questa: Roulé aux châtaignes.

Ho modificato la ricetta e questa è la mia:

Ingredienti:

250g di crème de marrons
100 g di burro
75 g di farina
2 uova
1/2 bustina lievito
1/2 cucchiaio di cacao amaro
Forno a 200°C

Preparazione:

Preparare una génoise (una sorta di pan di spagna morbidissimo) in questo modo:
  1. Sbattere i 2 tuorli con 2 cucchiai di acqua caldissima finché non diventano spumosi
  2. Aggiungere poco per volta lo zucchero
  3. Montare gli albumi a neve fermissima e incorporarli al composto 1+2, delicatissimamente, con un cucchiaio di legno, dal basso verso l'alto. (Se usate lo sbattitore elettrico qui, fallirete l'obiettivo!)
  4. In una terrina mescolare la farina con il cacao e il lievito chimico e aggiungete il tutto, sempre delicatamente, sempre dal basso verso l'alto al composto 3.
  5. Mettere della carta forno su una placca da forno. Ungerla con burro.
  6. Versare il composto 4, livellare e mettere in forno a 200°C per 10-15 minuti (io: 13')
A questo punto, è praticamente tutto pronto. Resta solo da rovesciare la génoise cotta in maniera che non si rompa. Per impedire ciò, rovesciate la parte di génoise che non ha la carta forno su uno strofinaccio umido e strizzato, poi togliere delicatamente la carta.

Spalmate la crème che nel frattempo avrete sbattuto con 100 g di burro (non fuso, per carità!) ammorbidito e un po' di rum (a vostra discrezione). Arrotolate velocemente ma delicatamente, il rotolo su se stesso.

Mettete in frigo per un po'. Io avevo fatto il composto di marroni burro e rum troppo fluido, sicché ho "schiaffato" il rotolo in freezer per 30 minuti.

Una volta raffreddato, se avete tempo e cioccolato, fate fondere a bagno maria 100 g di cioccolato da cucina con 25 g di panna liquida e versatelo sul rotolo.

Altrimenti, fate come me: prendete la nutella e la spalmate. Io avevo anche le castagne (queste) e ho messo anche quelle.


Eccezionale sapore. Purché si amino le castagne, ovvio.

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Curiosità: le castagne che vengono confezionate per fare le crèmes ma anche i marrons glacés, ormai vengono da Napoli o da Viterbo e sono solo trattate in Ardèche. Perché le loro non bastano.
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Poi, dannazione, solo ora - per caso - ho scoperto questo magnifico blog con ricette sui rotoli dolci... Transeamus.

Aggiornamento dell'8 ottobre 2009: c'è anche questo blog che presenta ben 100 ricette con le castagne. Tra queste 100, anche la mia.


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Non resisto...



Vitti na Crozza... supra er Cuppolone

mercoledì 23 settembre 2009

Comprenne qui peut




Jean-François Millet

Le Départ pour le travail

French, 1863
Prints, Etching
H: 15.25 in; W: 12.125 in
Portland Art Museum
Gift of Mrs. George Ware in memory of her husband, George Ware, 66.1
Public domain

(pressappoco)

Demain, dès l'aube...

Demain, dès l'aube, à l'heure où blanchit la campagne,
Je partirai. Vois-tu, je sais que tu m'attends.
J'irai par la forêt, j'irai par la montagne.
Je ne puis demeurer loin de toi plus longtemps.

Je marcherai les yeux fixés sur mes pensées,
Sans rien voir au dehors, sans entendre aucun bruit,
Seul, inconnu, le dos courbé, les mains croisées,
Triste, et le jour pour moi sera comme la nuit.

Je ne regarderai ni l'or du soir qui tombe,
Ni les voiles au loin descendant vers Harfleur,
Et quand j'arriverai, je mettrai sur ta tombe
Un bouquet de houx vert et de bruyère en fleur.

Victor Hugo

martedì 22 settembre 2009

Vorrei essere un uovo


No, non mi sono sbagliata, non volevo scrivere uomo, ma proprio uovo. Proprio così: alle volte, vorrei essere come un uovo.

Un uovo lo prendi in mano, duro e fragile, lo rompi con intenzionalità, ma devi essere abile, altrimenti distruggi il contenuto.

Un uovo lo bevi anche così, in natura, ed è già buono.

Ma se vuoi, ti sbizzarrisci. Cominci piano piano, con l’uovo alla coque che è il più facile (ma forse sbaglio, più facile è farlo sodo, ché puoi anche sbagliare i tempi di cottura).

Strapazzato, in camicia (più sofisticato e manco piace a tutti). Vai di corsa: lo fai al tegamino. Sostanzioso, con tanto pane a far l’intingolo. Lo sbatti con un po’ di pomodoro (anche la passata va bene), viene un qualcosa di rosaceo, così buono e così legato alla mia infanzia, ché quando lo preparo, penso subito alla mia mamma… Ci fai la frittata, semplice, ad omelette (con la panna e ripiegata su se stessa), riempita (con zucchine, con patate). E tante altre cose ancora.

Ma l’uovo è generoso: sicché ti aiuta con altri ingredienti a fare una torta, oppure lega alcuni componenti e serve per le polpette o per il gattò – come dicono i napoletani – di patate, ma ci fai anche la frittata di pasta…

Se pensi al vero pan di spagna, quello che amo, il siciliano, con 12 uova dentro a fare una montagna di torta che all’apparenza è di una banalità unica all’occhio, ma che ad assaggiarla… E che sarebbe la Sacher senza l’uovo? Non conta mica solo la cioccolata!

Ecco, vorrei proprio essere come un uovo. Per questo a casa mia, ho sempre almeno una confezione di 30 uova. Personalmente ne mangio anche una decina alla settimana. Da tanto tanto tempo. Va da sé che non ho problemi né di colesterolo né di identificazione…

venerdì 18 settembre 2009

Pascal Fioretto L'élégance du maigrichon


Ieri sera, all'interno della libreria L'écume des pages, sita al n. 174 di boulevard Saint-Germain-des-Prés, proprio attaccata al Café Flore, c'è stata la soirée dédicaces per l'ultimo libro di Pascal Fioretto, L'élégance du maigrichon.

Sì, sì, lo so: sembra un comunicato pubblicitario ed è zeppo di parole francesi.
Sì, sì, pazienza, ché ora spiego tutto.

Pascal Fioretto

Pascal Fioretto è un amico che conosco dal marzo 1989. All'epoca, faceva tutt'altro lavoro. Siamo amici da tanti tanti anni, lui e il suo amore con me e il mio amore. Lo conosco da prima che nascesse mio figlio, da prima che sposassi mio marito.


In questi anni ha coltivato il gusto per la scrittura. Ha trovato la sua strada nella difficile - e sofisticatissima - arte della parodia letteraria: sens of humour, intelligenza, sensibilità, sapienza, tecnica. E sì, magari anche un pizzico di botta di c****.


Il nostro pasticheur [colui che scrive pastiche(s). Se vuoi sapere che cos'è, clicca qui] è giunto al suo ottavo libro (se non sbaglio).

Iniziò con:

Le Monde d'Anne-Sophie (libro che subì una condanna per aver riprodotto la copertina del libro parodiato, Il mondo di Sofia, di Jostein Gaarder)

Gay Vinci Code (davvero non si capisce?)

Le Pacte secret (Il patto segreto non è una vera e propria parodia, quanto un thriller fantapolitico: Sarkozy e Ségolène Royal innamorati in un racconto appassionante e scritto - a quattro mani - con uno smisurato rigore sintattico)

Elysée machine (I'm sorry, non l'ho letto).

Proseguì con:


Et si c'était niais ? (parodia del libro di Marc Levy, Et si c'était vrai ?, in Italia col titolo Se solo fosse vero)

La joie du bonheur d'être heureux (La gioia della felicità di essere felice. Il titolo francese può contare su tre parole, l'italiano su due. Non è un pastiche, fa il verso alla società alla strenua ricerca di felicità e di salute fisica)

La France vue du sol (a più mani, divertentissimo. Presa in giro (ma piena di verità) delle guide turistiche. Titolo parodiato: La France vue du ciel). Guardiamola dal suolo, 'sta Francia... facile dal cielo, eh?

Ed ora quest'ultima prova.

Se il genere può sembrare rimasticato, in realtà il pastiche è qualcosa di addirittura digerito. Di estremamente postmoderno, certo. Per quanto...

D'altronde la libreria non rifà il verso al titolo di un romanzo di Boris Vian L'écume des jours?

Bella serata, ieri, con l'amico impegnato a scrivere dediche, coccolato dai suoi lettori ed estimatori, con anche la bella sorpresa di uno dei pastichés, Philippe Delerme (quello della prima sorsata di birra), arrivato à l'improviste (si fa per dire).

Finale:
Successo e gloria a te, Pascal Fioretto. Levo il calice.
______________
L'élégance du maigrichon, si sarà capito parodizza il romanzo di Muriel Barbéry, L'élégance du hérisson, cioè del riccio. La traduzione corretta è l'eleganza del mingherlino, ma non fa rima.
L'écume des pages (la schiuma delle pagine) rifà il verso alla Schiuma dei giorni (L'écume des jours). In francese, suona meglio, si sente la schiuma che si spalma sulle pagine...
Niais fa rima con vrai, ma significa *sciocco*, *sempliciotto* (e non: *vero*). Quindi al posto di E se fosse vero?, forse verrebbe bene: E se fosse scemo?

mercoledì 16 settembre 2009

Ho il blocco


Ho il blocco.

lunedì 7 settembre 2009

Un giallo italiano: il commissario Soneri di Varesi

Valerio Varesi, La casa del comandante.

Se si vuol avere il corpo avvolto in una nebbia umidiccia e insidiosa della pianura parmense, restando seduti sul divano, si legga questo romanzo.


Caso (?!?) vuole che il Commissario Soneri, padano incazzoso e di sinistra, sia interpretato da Luca Barbareschi (nelle foto), militante di destra. Comunque, molto bravo e convincente nel ruolo di Soneri.


(Chi parla, rivolgendosi al commissario Soneri, è Carega, un vecchio professore in pensione:)

"Ci sono generazioni che crescono nella speranza e altre nella delusione. I cambiamenti stanno tutti dentro questa semplice oscillazione. Lei, per esempio, è venuto su nella speranza. Quelli di oggi nella delusione.
La distruzione porta speranza, la delusione porta a conservare. Lei e i suoi coetanei avevate voglia di abbattere ciò che è stato costruito dai vostri padri, ma quelli di oggi non hanno più padri.
Non conoscono l'autorità e non la possono contestare. Sono senza punti di riferimento e cercano disperatamente qualcosa che gli assomigli.
Ecco perchè sognano il capobranco, la parola unica.
Soneri rifletté in silenzio. Era vero che aveva conosciuto la speranza, ma anche la delusione. Forse era solo questione di tempo."

(da: Valerio Varesi, La casa del comandante. Noir italiano n. 10, La Biblioteca di Repubblica-L''Espresso, 2009, pp. 71-72)


* * *
In questo post, quel che conta non è Barbareschi, ma il brano estratto dal romanzo di Varesi. Sia chiaro.

Perché è il più bello del mondo



Che volete, deliri di madre...

sabato 5 settembre 2009

Stati d'animo








Alle volte uno si sente un po' riccio e altre volte un po' volpe.